CHI È MARINA GAMBERINI OGGI A “LE RAGAZZE”

Tra gli ospiti del programma “Le ragazze” su Rai 3 c’è anche Marina Gamberini, che è tra i sopravvissuti alla strage alla stazione ferroviaria di Bologna del 2 agosto 1980. La sua vita è cambiata quando aveva 20 anni: all’epoca lavorava nell’azienda di ristorazione della stazione e il suo volto appare in una foto simbolo in cui è ripresa mentre urla e viene portata via in barella. Ogni anno torna a Bologna e trova sempre una grande folla davanti alla stazione per commemorare e onorare chi non c’è più.



Importante è portare avanti il ricordo, infatti il figlio di Marina Gamberini è entrato nell’associazione dei familiari delle vittime della strage: ha deciso di passargli il testimone per portare avanti le loro idee, anche se la speranza è di arrivare a vedere la fine dei processi senza lasciare alcun “peso” ai propri figli. Proprio loro rappresentano un aiuto per superare i momenti più difficili. Suo figlio, ad esempio, l’ha aiutata ad andare avanti: “Certo, a volte ricorda che quando era piccolo secondo lui ero ‘una mamma non tanto a posto’, però subito dopo mi prende le mani per dirmi ‘l’importante è che tu stia bene’“.



MARINA GAMBERINI, LA BATTAGLIA PER LA VERITÀ E LA SUA FOTO SIMBOLO

Marina Gamberini non si è persa alcun processo legato alla strage del agosto alla stazione di Bologna. Il volto della carneficina, ad esempio, ha assistito alla sentenza che condannò all’ergastolo Paolo Bellini, la primula nera di Avanguardia nazionale. “È impossibile non rivivere, sempre, quel momento. Quel dolore“. Ma la verità è troppo importante, è stata aspettata per oltre 40 anni, perché trovare gli esecutori materiali non era sufficiente, servivano anche i mandanti.

In tutti questi anni Marina Gamberini si è recata nelle scuole per portare la sua testimonianza, per rendere i giovani consapevoli della scelta di stare dalla parte del bene o del male, ma lo fa per chi non c’è più. “Ho raccontato migliaia di volte quella mattina, ripercorso ogni volta quel dolore. Che è sempre vivo, non passa mai“, raccontò a QN nei mesi scorsi. Per quanto riguarda la sua foto simbolo, preferisce non vederla: “Mi dà quasi fastidio. Non sono io importante“. Quel che conta è la giustizia per chi non è sopravvissuto come lei.