Sigfrido Ranucci, il matrimonio con la moglie Marina e i tre figli
Marina, Giordano, Michela ed Emanuele sono la moglie e i figli di Sigfrido Ranucci, il giornalista e conduttore televisivo di Report che vive sotto scorta da anni. La vita privata del giornalista è sempre stata molto discreta e riservata. Una scelta condivisibile e comprensibile, visto che sono davvero pochissime le informazioni sulla sua famiglia. Quello che possiamo dirvi è che Sigfrido Ranucci è felicemente sposato con la moglie Marina, una donna da cui ha avuto tre figli: Giordano, è laureato in lettere ed è un insegnante. La seconda figlia si chiama Michela, è specializzata in neuropsicomotricità dell’età evolutiva e si occupa di bambini disabili. Infine il terzo ed ultimo figlio è Emanuele e sta studiando Giurisprudenza.
Il primo incontro tra Sigfrido Ranucci e la moglie Marina risale a quando entrambi erano giovanissimi: lui aveva 21 anni e lei soli 17. Nel 1995 i due hanno deciso di sposarsi: un matrimonio celebrato 13 anni dopo il loro primo incontro.
Sigfrido Ranucci e il rapporto con i figli Giordano, Michela ed Emanuele
Intervistato dal settimanale Oggi, Sigfrido Ranucci si è sbottonato parlando oltre che della moglie Marina anche dei suoi tre figli Giordano, Michela ed Emanuele: “sono i miei peggiori critici. Non gli è piaciuto il servizio sul padre di Giorgia Meloni, dicono che non c’era l’interesse pubblico. Quando ero sotto attacco, mi chiedevano di lasciare. “Non la smetteranno finché non ti avranno distrutto”. “Se mollo ora, gli do ragione”. E sono rimasto». Quando erano piccoli, invece, non sono mancate delle domande innocenti e curiose come ricorda il giornalista: “ai tempi di Fallujah, Giordano mi chiese: “Papà, perché ti occupi di queste cose?”. “E di cosa dovrei occuparmi?”. “Dei tuoi figli che crescono senza padre”. Un cazzotto allo stomaco”.
La fama “televisiva” di Ranucci è sicuramente legata al programma Report che ha preso in eredità dal 2017 da Milena Gabanelli: “è stata un’indicazione di Milena, condivisa dall’azienda. La cosa che più mi è dispiaciuta è che mio padre c’era nel novembre del 2016, quando è avvenuto il passaggio di testimone, ma non mi ha mai visto alla conduzione, perché è morto poco dopo”. Infine parlando della sua gavetta ha ricordato: “ho iniziato al Tg3 come precario assistente al programma. Ho fatto tutto il percorso, e sono arrivato alla conduzione del programma di inchiesta più importante che c’è in Italia. Penso di essere un caso unico. Da giovane avevo provato a entrare nei corsi di giornalismo della Luiss. Mi bocciarono, dissero che non ero adatto a fare il giornalista”.