Marino Bartoletti, giornalista e critico televisivo, ripercorre l’amicizia con Mara Venier svelando la passione per la musica che accomuna entrambi: “tu e io lo scorso anno eravamo allo stadio Olimpico ad applaudire Ultimo come due ragazzini”, dice il giornalista, il quale, commentando le ultime novità sul Festival di Sanremo, cerca di frenare le polemiche esortando tutti ad attendere che la kermesse sia conclusa: “la storia del Festival, le 69 edizioni del Festival – ne manca una di cui non ho ancora parlato nel mio libro […] – ci ha insegnato una cosa: il Festival di giudica dopo, non prima”, dice Bartoletti. “Sembra una cosa banale – aggiunge il critico televisivo – Prima possiamo ridere, scherzare, essere ironici, con molta simpatia. Lasciamoli cantare […] quando arrivò Lo Stato Sociale due anni fa – ricorda Bartoletti – tutti a dire ‘chi è Lo Stato sociale’. Il giorno dopo -conclude – cantavamo tutti la vecchia che balla”. (Agg. di Fabiola Iuliano)



MARINO BARTOLETTI, L’INCONTRO CON NICCOLÒ FABI

Marino Bartoletti non nasconde agli ammiratori di essere rimasto sorpreso dall’ultimo live di Niccolò Fabi. Su Facebook, ci svela alcuni dettagli del suo incontro con il lavoro dell’artista, in un lungo post soddisfatto: “Volevo riconciliarmi con la buona musica: quella che ti sazia, quella che fonde il canto con la poesia, quella che ti fa riflettere, emozionare, sorridere, pensare e all’occorrenza commuovere (non per nulla quello di oggi è un anniversario che ci riporta a Fabrizio De André). E così sono andato a vedere Tradizione e tradimento di Niccolò Fabi. A un certo punto, in quel regno dell’intelligenza e dell’educazione, prima di eseguire la bellissima e profonda ‘Vince chi molla’ Niccolò ha chiesto a tutti di abbassare gli smartphone e di tenere “tre minuti solo per noi”. Mi piace vincere facile? Sì”. Il giornalista conosciuto anche per le sue posizioni sportive in grado di provocare spesso qualche polemica, presenterà il prossimo 15 gennaio 2020 a Sanremo il suo Almanacco del Festival, il saggio che fa e fa compiere a chi legge un viaggio attraverso la storia del costume e dello spettacolo italiano.



MARINO BARTOLETTI, L’ALMANACCO DEL FESTIVAL DI SANREMO

L’edizione è Marchesini, mentre il testo è scritto in collaborazione con Lucio Mazzi. Ci sono forti possibilità che Marino Bartoletti voglia dare qualche anticipazione in merito anche a Domenica In, nella puntata di oggi, 12 gennaio 2020, che lo vedrà fra gli ospiti e impegnato a parlare proprio della kermesse. Fra i suoi preferiti, volti storici della musica italiana, troviamo anche Luca Barbarossa. “Per i pochi che non lo ricordassero ha partecipato a nove Festival di Sanremo, vincendone uno e portando anche proposte coraggiosissime (L’amore rubato). È un gentiluomo della musica. E certamente anche della vita”, scrive in un altro post, in seguito all’ospitata su Radio2 Social Club. L’amore per lo sport ha permesso a Marino Bartoletti di seguire da vicino i campionati del mondo di calcio, ma anche le Olimpiadi e i Giri d’Italia. Ha condotto inoltre programmi come Pressing, il Processo del Lunedì, la Domenica Sportiva ed è fra gli inventori di Quelli che il calcio, dettagli che dimostrano la sua passione, che unisce a quella per la musica. Non ama però definirsi scrittore, quanto apprendista. E questo nonostante la scrittura di molteplici libri, dalla collana Bar Toletti, in cui parla del suo rapporto con il rinomato social network Facebook, due romanzi per ragazzi e infine l’ultimo Almanacco del Festival di Sanremo. Storia del Festival alla vigilia della 70a edizione.



IL DIALOGO IMMAGINARIO CON MODUGNO

“Un evento non solo musicalmente, ma anche socialmente e culturalmente importante: se è vero com’è vero che la sua storia si sovrappone quasi interamente a quella dell’Italia Repubblicana (al netto, ovviamente di critiche e anche di sincero, seppur non sempre comprensibile, disdegno). Per prepararmi e avere lumi sono andato a Polignano a trovare un vecchio e saggio amico”, scrive in un post d’inizio gennaio e condividendo uno scatto con la statua di Domenico Modugno. Immaginando un dialogo con il grande artista scomparso, Bartoletti si ritrova a concordare che il Festival vada sempre giudicato dopo e non prima del debutto. “Certo, ci si poteva attendere un po’ di più dal cast selezionato”, ribatte il giornalista nella conversazione immaginaria, “ma in fondo anche nell’edizione memorabile di Volare c’erano Cristina Jorio e il Trio Joyce che certamente non passarono alla storia della musica”.