Emerge un retroscena inedito riguardante l’esperienza dell’attaccante Mario Balotelli presso gli svizzeri del Sion. Stando a quanto svelato dal quotidiano elvetico Blick, così come si legge sui principali media italiani, a cominciare da La Gazzetta dello Sport, durante lo scorso mese di febbraio si sarebbe verificata una rissa con protagonista proprio l’attaccante ex, fra le altre, di Milan, Inter, Manchester City e Liverpool. Durante la festa di carnevale del club, il direttore sportivo del Sion, Barthélémy Constantin, figlio del presidente Christian, e Mario Balotelli si erano presentati vestiti da Pikachu, noto personaggio dei Pokemon, e da ladro de La Casa di Carta, serie tv Netflix famosissima: ad un certo punto però la situazione sarebbe degenerata.
Pare infatti che qualcuno abbia tentato di fare delle foto a Balotelli, ma questi avrebbe reagito in malo modo: prima avrebbe iniziato a insultare dopo di che il Ds ha provato ad intervenire per cercare di calmare le acque, ma avrebbe a sua volta ricevuto un pugno dallo stesso attaccante, quasi sicuramente involontario. Ovviamente si tratta di una ricostruzione giornalistica che potrebbe essere non veritiera, fatto sta che nell’impegno successivo la festa di carnevale, il Sion venne sconfitto per 4 a 0 contro il San Gallo.
MARIO BALOTELLI, RISSA A FESTA DI CARNEVALE DEL SION: ADDIO SCONTATO
I tifosi in quell’occasione avevano dato fuoco alla maglia di Balotelli sugli spalti, ed era stato avvistato anche Barthélémy Constantin con un occhio nero. In generale la stagione del club elvetico è stata comunque disastrosa e non a casa il Sion ha chiuso all’ultimo posto in campionato per poi retrocedere. A questo punto sembra scontato l’addio di Balotelli, non intenzionato a giocare un anno nella Serie B svizzera, nonostante il restante anno di contratto.
Tra l’altro il presidente del club ha fatto chiaramente capire come l’addio sembrerebbe ormai cosa già scritta: «Abbiamo fatto tutto il possibile perché pensasse principalmente al calcio. No ci siamo riusciti. Ci siamo illusi su di lui». E ancora: «Questo ragazzo crede che le regole che governano un gruppo siano fatte per gli altri e non per lui. Se gli agenti sono interessati a piazzarlo in un Paese che non apprezza i soldi tanto quanto noi, forse presto giocherà di nuovo. O forse no, e forse è meglio così».