Ci aveva già provato la Lega, ai tempi in cui era al governo, con una proposta di legge che obbligasse le radio a trasmettere una canzone italiana ogni tre. Primo firmatario era stato il presidente della commissione trasporti alla Camera, Alessandro Morelli, ex direttore di Radio Padania, l’intento era dare più spazio agli esordienti italiani, secondo lui “schiacciati” dai grandi nomi inglesi e americani. A far scattare il contestato disegno di legge, mai arrivato fortunatamente in porto, la vittoria quell’anno al Festival di Sanremo di Mahmood: “La sua vittoria – disse allora Morelli – dimostra che grandi lobby e interessi politici hanno la meglio rispetto alla musica. Io preferisco aiutare gli artisti e i produttori del nostro Paese attraverso gli strumenti che ho come parlamentare. Mi auguro infatti che questa proposta dia inizio a un confronto ampio sulla creatività italiana e soprattutto sui nostri giovani”. Il povero Mahmood in realtà è italiano al 100%, nato a Milano, figlio soltanto di padre egiziano. Si era fatto sotto anche Al Bano chiedendo che le canzoni italiane fossero almeno 7 su 10. Nessuno aveva accolto la proposta, anzi, in nome della libertà delle radio di trasmettere quello che vogliono, senza contare che l’ente che cura le rilevazioni delle trasmissioni radio, EirOne, dice che su 100 canzoni passate alla radio, 50 sono di artisti italiani.
Adesso è uscito fuori Mario Biondi riportando in auge la proposta della Lega: “Volete fare i rivoluzionari? Volete fare qualcosa per la musica italiana? Boicottate tutte le radio che programmano musica straniera. Fatelo per una settimana, se non bastasse per due, ma siate coerenti e vedremo insieme se essere uniti per la musica può servire. Coraggio!”. Inevitabili le proteste, anche perché Biondi esegue un repertorio di classici della canzone soprattutto inglese ed americana. Buffo no? A chi glielo ha fatto notare, ha risposto stizzito “Avete una vaga idea di quanti artisti italiani cantino in lingue diverse dall’italiano? Sono italiani? Cantano musica italiana in lingue diverse? Non è sempre musica italiana? Non in italiano”. Aggiungendo: “È sempre difficile farsi comprendere: siete italiani? Sostegno agli italiani. I francesi sostengono i propri prodotti gli inglesi idem gli americani ancora di più. L’arroganza negli ignoranti è un male imbarazzante e imbattibile. Mi arrendo”. Quello che sfugge a Biondi, come in precedenza alla Lega, è che quello che è importante che una canzone sia di qualità, non importa la nazionalità. Come in tutti i campi, vince chi fa dei prodotti migliori, ad esempio Fiat e Volkswagen… O dobbiamo per legge comprare solo Fiat? Sono proposte senza senso, la musica è universale, senza sovranismi ed etichette. Dia lui il buon esempio cantando solo canzoni di autori italiani. Peccato che alla fine si sia lasciato andare in escandescenza come dimostra il video che ha pubblicato su Instagram con la didascalia “Sovranista, rincoglionito, incoerente, sfigato, scemo, stupido, assurdo, imbarazzante, poco serio, da abolire, blasfemo, ridicolo.
Le persone frustrate devono necessariamente vedere il peggio negli altri per sentirsi migliori”…
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