Mario Borghezio denunciato per aver tentato di sottrarre documenti dall’archivio storico di Torino. Guai in vista per l’ex eurodeputato della Lega, che giovedì scorso si trovava nella centralissima piazza Castello, a due passi dal Palazzo Reale, intento a consultare alcuni documenti risalenti alla Seconda Guerra Mondiale che, secondo La Stampa, valgono circa 100mila euro. Una funzionaria dei beni culturali, però, gli si è fatta incontro temendo un furto: “Avevo messo una graffetta su alcuni fogli per tenerli da parte e poi fotocopiarli“. Peccato che il regolamento parli chiaro e vieti l’uscita dall’archivio di Stato dei documenti. Circostanza che ha portato la funzionaria ad allertare i Carabinieri del nucleo Tutela patrimonio culturale (la cui sede dista pochi passi) che ieri hanno inviato la segnalazione alla Procura di Torino.
MARIO BORGHEZIO DENUNCIATO
Dal canto suo Mario Borghezio ritiene che sia stato creato un polverone inutile: “La segnalazione fatta dall’archivio di Stato si fonda su un equivoco. Volevo fotocopiare dei documenti, ma non è possibile farlo lì dentro“. Borghezio sostiene dunque di aver messo la graffetta sui fogli che avrebbe voluto portare fuori e fotocopiare per poi riportarli. Si tratterebbe però di materiale raro, in particolare di documenti riguardanti le misure di prevenzione messe in atto nel corso di bombardamenti a Torino durante la Seconda Guerra Mondiale. Borghezio a La Stampa ha detto che al massimo si sarebbe aspettato una lavata di capo, “nulla di più“. Mai avrebbe pensato di ritrovarsi sotto la lente della Procura: “Non era mia intenzione rubarli“, dice. I carabinieri specializzati nel settore dei beni culturali, però, visto quanto successo potrebbero ora decidere di allargarele ricerche e verificare se, tra i documenti richiesti da Borghezio in passato, agli archivi ne manchi qualcuno: “Se venissero a controllare, di tutto il materiale che io colleziono a casa non c’è niente che sia stato sottratto. Non ho mai preso neanche un foglio“. La sua passione per gli archivi dura da 50 anni: “Ho cominciato a frequentarli negli anni dell’università, quando ho scritto la tesi di storia del diritto basata soprattutto su materiali d’archivio. Sono stato anche negli archivi dell’Antimafia per cercare documenti sui legami tra mafia, politica e massoneria“. Ora Borghezio dovrà fornire al sostituto procuratore Francesco Pelosi delle spiegazioni plausibili: secondo Ilfattoquotidiano.it, non è ancora stata formulata un’ipotesi di reato ma potrebbe configurarsi la violazione del testo unico dei beni culturali.