Il caso di Mario Bozzoli, imprenditore scomparso dalla sua fonderia di Marcheno (Brescia) nel 2015, sta per tornare in aula nel processo d’appello che si aprirà il prossimo ottobre a carico del nipote, Giacomo Bozzoli, condannato in primo grado all’ergastolo perché ritenuto responsabile della sua morte.Nel 2022, la prima sezione penale del Tribunale di Brescia aveva riconosciuto Giacomo Bozzoli colpevole dell’omicidio e della distruzione del cadavere, accusa da sempre rigettata dall’imputato.
Il corpo di Mario Bozzoli non è mai stato trovato e questo, per gli inquirenti, costituirebbe elemento utile a demolire lo scenario di un gesto estremo. Secondo l’ipotesi accusatoria, il nipote lo avrebbe gettato in uno dei forni dell’azienda di cui la vittima era titolare insieme al fratello (padre di Giacomo Bozzoli), e i giudici avevano accolto la richiesta del carcere a vita formulata dal pubblico ministero di Brescia nella sua requisitoria: “Per noi Mario Bozzoli è stato ucciso oltre ogni ragionevole dubbio dal nipote Giacomo Bozzoli nel forno della fonderia. Con Giacomo Bozzoli – aveva detto il pm in sede di giudizio, riporta Ansa – c’era Giuseppe Ghirardini che poi si è tolto la vita. Il suo è stato un suicidio parlante: si è suicidato per aver aiutato Giacomo a uccidere Mario Bozzoli e lo ha fatto quando ha capito di essere l’anello debole. Non era depresso, viveva nell’attesa di rivedere il figlio. Non aveva alcun motivo“. La morte di Ghirardini si innestò nel giallo di Marcheno come un mistero collaterale dai riflessi sinistri. L’uomo, dipendente della fonderia, fu trovato cadavere in una zona boschiva due giorni dopo essere sparito, senza un apparente motivo, a meno di una settimana dalla scomparsa di Mario Bozzoli. Nei pressi del corpo di Giuseppe Ghilardini fu rinvenuta una capsula di cianuro con cui, stando alla ricostruzione, si sarebbe suicidato.
Caso Mario Bozzoli: processo d’appello al via a ottobre
Il processo d’appello a carico di Giacomo Bozzoli, nipote di Mario Bozzoli condannato all’ergastolo in primo grado per omicidio e distruzione di cadavere, si aprirà il prossimo 27 ottobre. Lo riporta Brescia Oggi, secondo cui il movente sostenuto dall’accusa sarebbe quello di un “odio” dell’imputato nei confronti della vittima per presunte mire in merito alle aspettative riguardanti il lavoro e l’eredità.
La Corte d’Assise d’appello di Brescia dovrà pronunciarsi sulla posizione di Giacomo Bozzoli nel caso dell’imprenditore scomparso dalla sua fonderia di Marcheno l’8 ottobre 2015 e mai ritrovato. In quella azienda, la vittima ricopriva il ruolo di titolare insieme al fratello Adelio Bozzoli, padre dell’attuale imputato, e per gli inquirenti il delitto sarebbe maturato in un contesto di presunti dissidi familiari legati alla gestione degli affari. Nella sentenza di condanna emessa in primo grado a carico del nipote di Mario Bozzoli, riporta Il Giorno, un focus sul presunto rancore covato da Giacomo Bozzoli nei confronti dello zio: “Lo detestava e intendeva liberarsene, ritenendolo d’intralcio per i propri progetti“. Dopo l’ergastolo, la difesa del nipote dell’imprenditore aveva presentato ricorso in appello: “Sono innocente, non l’ho ucciso“, la sua versione fin dalle prime battute dell’inchiesta.