Giallo di Marcheno: il test per appurare la morte di Mario Bozzoli

Resta un giallo, ad oggi, la scomparsa di Mario Bozzoli, l’imprenditore sparito misteriosamente dalla sua fonderia a Marcheno nell’ottobre del 2015. Del caso tornerà ad occuparsene la trasmissione Quarto Grado alla luce degli ultimi sviluppi. A riaccendere l’attenzione sarebbe il test eseguito su un maiale, gettato in un forno ad alte temperature, dove sarebbe stata simulata la presunta morte dell’imprenditore. A ordinare l’esame che ha inevitabilmente provocato non poche polemiche, è stata la Corte d’Assise di Brescia nell’ambito del processo in corso che vede unico imputato Giacomo Bozzoli, nipote dell’uomo scomparso. Il ragazzo è accusato di aver ucciso lo zio ed averne occultato il cadavere.



Con l’esame eseguito, l’intento è quello di spazzare via, in caso di esito negativo, l’inquietante sospetto che Mario Bozzoli possa essere stato ucciso e bruciato in uno dei forni della sua stessa fonderia. Attraverso il “test del suino”, come spiega Il Giornale, potrebbero essere individuate eventuali tracce genetiche del maiale in seguito alla sua cremazione nel forno. La prova è stata decretata quasi a conclusione del dibattimento in corso.



Mario Bozzoli: scomparso o ucciso?

Era l’8 ottobre 2015 quando pochi minuti dopo le 19.00 di Mario Bozzoli si persero le tracce. L’accusa, come rivela Il Giorno, finora ha escluso l’eliminazione dell’uomo in uno dei forni. Secondo gli esperti, il contatto con il metallo fuso a oltre 900 gradi avrebbe provocato una forte esplosione con gas, odore insopportabile, tracce e chili di scorie. Di contro, gli operai di turno non avrebbero notato nulla di tutto ciò ad eccezione di una fumata bianca derivante dal forno grande alle 19.20 della medesima sera, salvo poi bloccarsi.



Secondo uno degli addetti ai forni, che quella sera si occupò del suo ripristino, il blocco sarebbe una eventualità non rara. Vi era anche un altro addetto, Beppe Ghirardini, attorno al quale però vi fu un altro mistero: l’uomo fu trovato avvelenato col cianuro dieci giorni dopo la scomparsa di Mario Bozzoli. Secondo la pubblica accusa il nipote Giacomo avrebbe avuto diverse divergenze con lo zio in merito alla gestione dell’azienda e dopo aver messo a segno il progetto di ucciderlo lo trasportò all’esterno trasportandolo nel baule della sua auto. Giorgio Portera, consulente delle parti civile, ha invece sollevato l’eventualità di un’eliminazione nel forno, da qui la decisione della Corte di appurare la pista alternativa con l’animale “più compatibile con l’uomo”. Secondo quanto emerso non ci sarebbe stato alcuno scoppio, ma una fumata bianca come a Marcheno.