Il 27 ottobre scorso si è aperto il processo d’appello a carico di Giacomo Bozzoli, 37 anni, nipote dell’imprenditore Mario Bozzoli scomparso dalla fonderia di Marcheno nell’ottobre 2015 e mai ritrovato. Secondo l’accusa, l’uomo sarebbe stato ucciso nella stessa azienda e il cadavere sarebbe stato distrutto all’interno di uno dei forni rendendone così impossibile il rinvenimento. In secondo grado, il sostituto procuratore generale di Brescia, Domenico Chiaro, avrebbe chiesto la conferma dell’ergastolo. Presenti in aula l’imputato e il padre Adelio, fratello della vittima.



Il sostituto pg, riporta Chi l’ha visto?, ritiene che quella sera Mario Bozzoli “non è uscito dalla fonderia con le sue gambe” e che “non ci sono spiegazioni diverse dall’omicidio“. “La fumata anomala dei forni delle 19:18di quell’8 ottobre 2015 è il momento della materiale soppressione del cadavere“. Presenti in tribunale anche la vedova di Mario Bozzoli, Irene Zubani, e i due figli dell’imprenditore. La sentenza d’appello a carico del nipote Giacomo Bozzoli sarebbe prevista per il prossimo 17 novembre.



Mario Bozzoli, l’accusa: ucciso in fonderia, il corpo gettato in uno dei forni per distruggere ogni prova

Il cadavere di Mario Bozzoli non è mai stato trovato ma questo, ha sottolineato il sostituto pg di Brescia in appello, Domenico Chiaro, non preclude la possibilità di arrivare a individuare il responsabile del delitto oltre ogni ragionevole dubbio come accaduto in altri casi di omicidio e conseguenti processi. Secondo l’accusa, l’imprenditore fu ucciso dal nipote Giacomo Bozzoli, il corpo gettato in uno dei forni dell’azienda di cui la vittima era titolare insieme al fratello Adelio, padre dell’attuale imputato. Per questo, nessuno avrebbe mai visto Mario Bozzoli uscire dalla fonderia di Marcheno quell’8 ottobre 2015.



La scomparsa della persona offesa, uccisa – ha dichiarato in aula il sostituto pg –, è avvenuta in un contesto delimitato, temporalmente e spazialmente”. Il movente sostenuto dall’accusa sarebbe quello di un odio profondo dell’imputato nei confronti dello zio per presunte riguardanti il lavoro e l’eredità. Giacomo Bozzoli è stato condannato un anno fa all’ergastolo in primo grado, ritenuto responsabile di omicidio volontario e premeditato. Mario Bozzoli, di 50 anni, sparì dalla fonderia di famiglia e, secondo quanto stabilito dalla Corte d’Assise di Brescia, fu assassinato dal nipote Giacomo che poi ne avrebbe distrutto il corpo in un forno con l’aiuto di un operaio, Giuseppe Ghirardini. Quest’ultimo, pochi giorni dopo la sparizione di Mario Bozzoli, secondo l’accusa si sarebbe suicidato per il rimorso. Il nipote della vittima si è sempre professato innocente.