Tornano a riaccendersi i riflettori sul giallo di Marcheno: il caso di Mario Bozzoli sarà al centro della nuova puntata di Quarto Grado in onda stasera su Rete 4. Sono passati oltre cinque anni dalla misteriosa scomparsa dell’imprenditore bresciano, il quale fece perdere le tracce dalla sua fonderia l’8 ottobre del 2015. Secondo gli inquirenti l’uomo fu ucciso ed a finire al centro dell’attenzione, nonché unico indiziato con l’accusa di omicidio volontario e distruzione di cadavere è il nipote Giacomo Bozzoli. Tra i due i rapporti erano da tempo tutt’altro che rosei e proprio di recente sarebbero emersi nuovi dubbi proprio sul conto del nipote Giacomo che nel frattempo continua a professarsi estraneo ai fatti. Contro l’uomo, spiega UrbanPost.it, ci sarebbero “nuove prove” soprattutto dopo il proscioglimento del fratello e consocio, Alex, e dei due operai presenti nella fonderia la sera in cui dell’imprenditore cinquantenne si persero i contatti. Proprio uno dei due operai, il senegalese Akwase Aboagye detto “Abu”, sentito di recente dalla magistratura in qualità di persona informata dei fatti, avrebbe cambiato la sua versione iniziale fornendo un dettaglio temporale che contribuirebbe a far crollare l’intero impianto difensivo del nipote di Mario Bozzoli.



SCOMPARSA MARIO BOZZOLI: NUOVE PROVE CONTRO IL NIPOTE

Giacomo, nipote di Mario Bozzoli, fu ripreso mentre si allontanava dalla fonderia alle 19.27; nella sua prima versione l’operaio che all’epoca risultava indagato, lo scagionava asserendo di aver visto Mario l’ultima volta alle 19.30. Di recente ha però modificato la sua versione anticipando quel momento alle 19.15, ovvero tre minuti dopo la telefonata che la vittima fece alla moglie per informarla che stava per rincasare. “Ero sul muletto a spazzare il piazzale della fonderia quando ho visto Mario andare verso lo spogliatoio. Non erano le 19:30 come ho sempre sostenuto, ma circa un quarto d’ora prima, ricordo di aver guardato l’orologio”, avrebbe sostenuto, come riportato dal settimanale specializzato in cronaca nera, Giallo. Secondo la procura, Mario Bozzoli non sarebbe mai uscito dalla fonderia. Il sospetto è che ad attenderlo nello spogliatoio ci fosse stato proprio il nipote Giacomo che lo avrebbe ucciso per poi sbarazzarsi del corpo, portando a compimento il suo presunto diabolico piano studiato sin nei minimi dettagli. Adesso però, l’alibi di Giacomo Bozzoli verrebbe meno in seguito alla clamorosa dichiarazione dell’operaio senegalese.



GIACOMO BOZZOLI TRADITO DA UN’APP?

Occorrerà attendere il prossimo 16 novembre per l’udienza preliminare precedentemente slittata e durante la quale il Gip deciderà se rinviare o meno a giudizio il nipote dell’imprenditore scomparso, Mario Bozzoli. Nel frattempo, i dubbi sul conto di Giacomo non si placano e ad incastrarlo sarebbe anche un’app installata sul suo cellulare. Si tratta, come riferisce UrbanPost, dell’app iHealth che proprio nel giorno della sparizione di Mario, tra le 19 e le 19.18 non avrebbe rilevato alcun movimento come se fosse inattiva. Dalle analisi telefoniche e tecniche compiete sullo smartphone dell’uomo è emerso che nello spogliatoio di Mario Bozzoli non vi è campo e, per l’accusa, questo spiegherebbe il mancato funzionamento dell’app. Secondo l’accusa, dunque, Bozzoli potrebbe essere stato ucciso dal nipote in quel lasso di tempo nello spogliatoio dove i cellulari non prenderebbero. Dopo le 19.18 l’app avrebbe normalmente ripreso a funzionare. Dalle indagini sarebbe infine emerso un altro dettaglio non da poco: in quei minuti Giacomo ricevette due telefonate dalla moglie alle quali però non rispose, perchè? L’assenza di attività telefonica per la procura avrebbe un importante valore probatorio a carico dell’indagato.

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