Le sfide imposte dalla pandemia da Covid-19, tornare a puntare sui giovani e sull’investire nell’istruzione, ma anche la nascita di una nuova Europa che smentisce le narrazioni populiste grazie anche a quel Recovery Fund che, a suo dire, potrebbe rafforzare le istituzioni comunitarie: non sono solo alcuni dei cardini attorno a cui potrebbe imperniarsi l’azione di un Governo a guida Mario Draghi, se dovesse effettivamente nascere, ma anche i punti salienti del lungo e articolato intervento che il 73enne accademico aveva fatto lo scorso agosto in quel del Meeting di Rimini 2020. E, a distanza di alcuni mesi, è esercizio utile rileggerne alcuni passaggi, soprattutto quelli relativi alle nuove generazioni e all’impegno che la classe politica dovrebbe profondere non solo per potenziare il sistema dell’istruzione ma anche lasciare loro una società migliore e non far gravare sulle loro spalle un debito pubblico di proporzioni abnormi.
Il discorso di Mario Draghi all’ultimo Meeting, pur partendo dalla contingente situazione di crisi che investe tutto il mondo a causa dell’emergenza pandemica e dalla fotografia di una situazione oggettivamente complicata, parla anche di speranza e intravede proprio nell’Europa e nei giovani i semi di una rinascita. Ricordando che solo 12 anni fa la più grande crisi finanziaria e una successiva recessione hanno messo in crisi l’euro, Draghi ha posto l’accento sul fatto che il Covid-19 ha colpito le certezze che si stavano consolidando: ma questa minaccia, che “diffonde incertezza, penalizza l’occupazione e paralizza consumi e investimenti”, impone nuove sfide soprattutto verso le nuove generazioni. “Ai giovani bisogna dare di più” ha detto riferendosi al fatto che i sussidi rappresentano una prima e concreta forma di vicinanza alle fasce della società più colpire dalla crisi. “Ma i sussidi finiranno e resterà la mancanza di una qualificazione professionale, che potrà sacrificare la loro libertà di scelta e il loro reddito futuro” ha aggiunto, ribadendo che la società “non può accettare un mondo senza speranza ma (…) cercare la strada della ricostruzione”.
L’INTERVENTO DI MARIO DRAGHI ALL’ULTIMO MEETING DI RIMINI: ECCO COSA DICEVA
Ma nell’intervento di quel giorno di Draghi al Meeting non sono questi gli unici accenni che l’ex presidente della BCE fa ai giovani e a quali dovrebbero essere gli ambiti di intervento della politica: “Nel secondo trimestre del 2020 l’economia si è contratta a un tasso paragonabile a quello registrato dai maggiori paesi durante la seconda guerra mondiale” ha detto, ricordando che “la chiusura delle scuole e di altri luoghi di apprendimento hanno interrotto percorsi professionali ed educativi, hanno approfondito le diseguaglianze” così che oltre alla distruzione del capitale fisico si affianca una distruzione del capitale umano “di proporzioni senza precedenti”. Certo, i vati governi sono interventi con provvedimenti a sostegno dell’occupazione e del reddito ma è importante anche che il cosiddetto debito buono, “sottoscritto da Paesi, istituzioni, mercati e risparmiatori, sarà sostenibile, continuerà cioè a essere sottoscritto in futuro, se utilizzato a fini produttivi ad esempio investimenti nel capitale umano, nelle infrastrutture cruciali per la produzione, nella ricerca.
E aggiungeva: “Vi è però un settore, essenziale per la crescita e quindi per tutte le trasformazioni che ho appena elencato, dove la visione di lungo periodo deve sposarsi con l’azione immediata: l’istruzione e, più in generale, l’investimento nei giovani” è l’idea di Draghi, secondo cui “la partecipazione alla società del futuro richiederà ai giovani di oggi ancor più grandi capacità di discernimento e di adattamento. Se guardiamo alle culture e alle nazioni che meglio hanno gestito l’incertezza e la necessità del cambiamento, hanno tutte assegnato all’educazione il ruolo fondamentale nel preparare i giovani a gestire il cambiamento e l’incertezza nei loro percorsi di vita”. Inoltre c’è anche una motivazione ‘morale’ che dovrebbe spingere in questa direzione: il debito crescente di cui sopra nei prossimi anni graverà principalmente su coloro che sono oggi i giovani e per questo, dunque, “privare un giovane del futuro è una delle forme più gravi di diseguaglianza”, concludendo che “dobbiamo essere vicini ai giovani investendo nella loro preparazione (…) e potremo ricordare ai più giovani che il miglior modo per ritrovare la direzione del presente è disegnare il tuo futuro”.