Con il primo giorno di consultazioni – nel secondo e ultimo round con i partiti – prende forma il programma del Governo Draghi, con una bozza presentata a tutte le delegazioni oggi ricevute alla Camera (e riproposta domani ai principali partiti del Paese). Riforma del fisco, Recovery Fund, piano vaccini, giustizia civile, Pubblica Amministrazione, visione europeista e atlantista: si permea il “puzzle” del piano Draghi, con i punti discussi alle consultazioni che vertono sui 4 macro-temi Sanità, Ambiente, Scuola e Lavoro.
«Il presidente ci ha illustrato le priorità che intende seguire con questo nuovo governo: la sanità, la campagna vaccinale, l’ambiente, lavoro e imprese, con tutti questi ristori, ha detto, bisogna evitare di erogare contributi a fondo perduto, ma di finanziare imprese per metterle in grado di riprendere le attività. Ha annunciato tre tematiche dove intende necessarie le riforma: pubblica amministrazione, fisco e giustizia civile. Non abbiamo parlato di nomi e di composizione di governo», ha spiegato il deputato Manfred Schullian del Gruppo Misto-Autonomie. Ma è sul fronte scuola che è emersa una novità importante voluta dal Presidente Draghi e annunciata già alle forze politiche: «rimodulare il calendario scolastico allungando le lezioni fino a fine giugno e assumere più docenti», questo l’input a cui sta pensando il professore incaricato da Mattarella, «lavorare da subito perché a settembre tutte le cattedre siano assegnate e i docenti siano in classe dal primo giorno del nuovo anno scolastico», avrebbe aggiunto Draghi secondo Rai News 24.
LA BOZZA DEL PROGRAMMA
Un piano da 16 pagine con 2 paragrafi: di questo consta la prima “bozza” del programma di Governo di Mario Draghi, già in parte presentata in alcuni capitoli ai partiti nel primo giro di consultazioni da Premier incaricato e ora al centro del secondo giro di colloqui domani e martedì in vista della composizione del prossimo Governo. Oggi il Messaggero ha messo nero su bianco alcuni di quei “punti” presenti nel fantomatico “programma Draghi” ancora tutto da costruire: meno tasse al ceto medio, scuola, piano serio sul Covid, riforme su Lavoro e riscrittura quasi completa – come ripetono il Governatore Bankitalia Fisco e l’economista Bini Smaghi – del Recovery Plan.
Si parte però dall’emergenza più grave, quella sanitaria e su quello avverranno i primi “contatti” tra i partiti già in settimana: «rafforzamento della medicina territoriale, la digitalizzazione del sistema, l’aumento degli investimenti e delle assunzioni, il contrasto ai divari territoriali», scrive il retroscena del Messaggero dando come ipotesi la “clausola di supremazia” per superare in parte il federalismo sanitario, almeno sul riparto delle competenze. Secondo tema centrale sarà il blocco dei licenziamenti in scadenza il prossimo 31 marzo: di questo parlerà Draghi domani mattina con le parti sociali, ma nel “piano” che ha in mente esiste un’immediata differenziazione per settori delle forme di protezione e poi una successiva ma urgente «riforma degli ammortizzatori sociali per garantire una copertura universale e formazione adeguata».
IL PIANO TASSE DEL GOVERNO DRAGHI
Dal lavoro alle pensioni, il programma del Governo Draghi potrebbe contenere un ritorno alla flessibilità in uscita senza però portare né alla Quota 100 né ad una nuova riforma Fornero. Sul Reddito di Cittadinanza l’incognita resta la presenza o meno del M5s nel Governo: Draghi non ha mai nascosto la sua completa avversione per le politiche assistenziali, ma potrebbe imporre correttivi specie sulle politiche attive del lavoro facendo finalmente interconnettere Anpal, centri per l’impiego e navigator. Lo spazio a scuola e ricerca sarà preminente e non solo perché lo prevede il Recovery Fund: «spesa per l’istruzione dal 3,6 per cento del Pil ad almeno il 5%. In particolare andrebbe potenziata l’offerta degli asili nido e dovranno essere aumentate le risorse per il sostegno e la disabilità, così come il Fondo ordinario per l’università», scrive ancora il Messaggero.
Il vasto piano tasse è invece il tema più atteso dai partiti, in particolare la Lega che ha visto in Draghi un ottimo interlocutore nelle prime consultazioni: no tax area per le famiglie con redditi medio-bassi sul fronte diritto allo studio, ma soprattutto taglio delle imposte al ceto medio. Tradotto in termini concreti, Draghi potrebbe dare il via ad una riforma fiscale dell’Irpef sul modello tedesco (aliquote continue e crescita più graduale del prelievo): si potrà però anche ampliare al «ritorno dei redditi da capitale nella base imponibile dell’imposta sul reddito, con alcune esclusioni, il riordino delle tax expenditures (ed anche dei sussidi ambientali), la razionalizzazione delle imposte indirette e l’ulteriore spinta sul fisco telematico».