LA “BOMBA” DAL FT: “MARIO DRAGHI POSSIBILE PRESIDENTE DEL CONSIGLIO UE”

Mario Draghi potrebbe essere il prossimo nuovo Presidente del Consiglio Ue, anche prima delle Elezioni Europee del prossimo giugno 2024: a rivelarlo stamane la “bomba” del Financial Times in merito alle possibili prossime dimissioni anticipate dell’attuale incaricato Charles Michel, dopo che ha annunciato di candidarsi in Belgio per le Europee. Secondo i regolamenti europei, qualora dovesse dimettersi il Presidente del Consiglio Ue il ruolo – in attesa della nomina successiva alle Elezioni – dovrebbe passare al leader della Presidente di turno, ovvero in questo caso Viktor Orban dell’Ungheria.



Secondo il quotidiano britannico, la candidatura di Mario Draghi sarebbe stata indicata da diverse trattative nate proprio con l’avvicinarsi delle dimissioni del belga Michel: il 76enne ex Presidente della BCE ed ex Premier italiano sarebbe – secondo il Ft – nella lista dei candidati, con notevoli possibilità di successo sebbene fino ad oggi il diretto interessato abbia sempre ribadito di non essere interessato ad un futuro ruolo politico in Europa. «È difficile prevedere la sequenza degli accordi per occupare i posti di vertice dell’Ue, che dipendono anche dall’esito delle elezioni europee», scrive ancora il FT precisando come una fonte vicina allo stesso Draghi ha spiegato come l’ex n.1 BCE «non è in cerca di alcun ruolo di primo piano nel blocco». Sentita dal quotidiano inglese Nathalie Tocci, già direttrice dell’Istituto Affari Internazionali, commenta «È improbabile che dica di no se glielo si chiede seriamente ma non si farà strada a gomitate».



DRAGHI AL CONSIGLIO UE? GLI SCENARI, LE EUROPEE E I NODI ANCORA DA SCIOGLIERE

Venerdì prossimo l’ex Premier Mario Draghi terrà a Bruxelles una riunione dove informerà i membri della Commissione Ue sul lavoro iniziale del suo Rapporto sulla competitività Ue, ruolo affidatogli dalla Presidente Ursula Von der Leyen con possibilità di pubblicare il dossier dopo le Elezioni Europee 2024. Nelle scorse ore invece – segnala il “Sole 24 ore” – lo stesso Draghi ha tenuto a Milano un incontro a porte chiuse con l’European round table (Ert) for Industry, una sorta di forum con sede a Bruxelles che riunisce amministratori delegati e presidenti di circa 60 tra le maggiori aziende europee del settore industriale e tecnologico. L’incontro è propedeutico al Rapporto sulla competitività ma rende plasticamente l’idea di un Mario Draghi tutt’altro che “disimpegnato” dagli ambienti che contano all’interno delle sfere europee.



Non sarà solo Draghi ad essere presente nella lista di “toto-sostituti” del Presidente Michel, specie perché l’importante figura dell’economista italiano nelle zone di Berlino non è sempre “ben vista” per forte distanza sulle ricette da adottare per risollevare l’Europa (meno austerity, più flessibilità e impronta per la crescita economica). Se infatti Macron caldeggia da tempo per l’impegno di Draghi nei prossimi 5 anni in Europa – addirittura alcuni ritengono possa essere il candidato per la Commissione Ue qualora dopo le Elezioni la trattativa dovesse “ingarbugliarsi”, fronte Germania non è detto che possa esserci spazio per Mario Draghi nell’organigramma europeo. Di certo la nomina pre-voto dell’ex Premier potrebbe cogliere l’occasione di “reggenza” in attesa della formazione della nuova Commissione (di norma servono mesi prima del “regime change”), vedendo poi quali possibilità potrebbero aprirsi verso la fine 2024.

Tra gli altri nomi che sono stati ventilati per il posto al Consiglio Europeo, secondo il Financial Times, ci sarebbero anche l’attuale Premier Pedro Sánchez (socialista) e la danese Mette Frederiksen (leader dei Socialdemocratici a Copenghagne): «A differenza di Draghi, entrambi i leader sono affiliati ai grandi partiti politici europei, un fattore importante nelle nomine dell’Ue. La mancanza di affiliazione partitica di Draghi ‘lo ostacolerà», ha dichiarato un diplomatico europeo al FT. Da ultimo, si legge come la posizione paradossalmente “troppo politica” di Mario Draghi potrebbe essergli d’ostacolo per ottenere alla fine il ruolo di mediazione e diplomazia richiesti alla presidenza del Consiglio Europeo. Non è poi infine da escludere che il nome di Draghi possa rimanere in lizza anche per il post-Europee, tanto in Commissione quanto nello stesso Consiglio Europeo.