L’intervista che Mario Draghi ha rilasciato al Financial Times si avvicina all’idea di “bazooka” solo per il fatto che l’italiano non è più il presidente della Bce: in tanti lo rimpiangono ora, ma ancora non è tardi affinché le “ricette” consigliate dall’ex n.1 dell’Eurotower possano essere adottare in parte o completamente anche dal nuovo board di Christine Lagarde. Le banche e lo Stato deve pagare la crisi assorbendo i debiti dei privati: si può riassumere così il senso del “consiglio” lanciato da Draghi all’Europa e ai singoli Paesi Ue. Un momento “di guerra” prevede interventi “come se fossimo in guerra”: il plauso all’intervento di Draghi diventa bipartsian, con Salvini che questa mattina in Senato spiega davanti al Premier Conte «Grazie a Draghi, ci serve il suo aiuto». Renzi loda la ricetta dell’ex presidente Bce e infine anche Conte rivaluta le parole di colori che potrebbe sostituirlo un domani non troppo lontano (qui il retroscena, ndr) «Siamo in sintonia, serve uno shock, un’azione straordinaria di fronte ad un’emergenza che è simmetrica». (agg. di Niccolò Magnani)
L’INTERVISTA-BAZOOKA DI DRAGHI AL FT
La pandemia di Coronavirus, così definita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, sta mettendo in ginocchio non soltanto i sistemi sanitari di numerosi Paesi dell’orbe terracqueo, ma anche la loro solidità economica: l’ha sottolineato Mario Draghi, ex presidente della Banca Centrale Europea, in un articolo scritto di suo pugno e pubblicato sulle colonne illustri del “Financial Times”. Draghi sottolinea che il nostro pianeta sta affrontando “una tragedia umana di proporzioni potenzialmente bibliche. Molti oggi vivono nel timore della propria vita o nel lutto dei propri cari. Le azioni intraprese dai governi per evitare che la sanità sia sopraffatta sono coraggiose e necessarie. Devono essere sostenute”. Azioni, tuttavia, che non potranno non generare ricadute pesanti sull’economia di ogni singola nazione, con alcune aziende che, giorno dopo giorno, stanno già perdendo reddito e altre che si sono viste costrette a ridimensionare il proprio organico, licenziando molti dipendenti. “La sfida che dobbiamo affrontare è come agire con sufficiente forza e velocità per evitare che la recessione si trasformi in una depressione prolungata, resa più profonda da una pletora di inadempienze che lasciano danni irreversibili”, ha commentato Draghi. Ma come fare?
MARIO DRAGHI: “AUMENTO DEL DEBITO PUBBLICO INEVITABILE”
La ricetta, secondo Mario Draghi, può essere una sola e non può neppure essere evitata, poiché si paleserà ai nostri occhi come logica conseguenza della situazione in essere e in fieri. Essa si concretizzerà in un “significativo aumento del debito pubblico. La perdita di reddito subita dal settore privato – e l’eventuale debito contratto per colmare il divario – dovrà essere assorbita, in tutto o in parte, dai bilanci pubblici. Livelli di debito pubblico molto più elevati diventeranno una caratteristica permanente delle nostre economie e saranno accompagnati dalla cancellazione del debito privato”. Proprio su quest’aspetto si gioca una delle partite più importanti della storia dell’umanità, con gli Stati chiamati a proteggere, mediante il proprio bilancio, “i cittadini e l’economia dagli shock di cui il settore privato non è responsabile e che non può assorbire”. Non sarebbe un unicum: già durante i conflitti internazionali, questi ultimi sono stati finanziati grazie agli aumenti del debito pubblico. Durante la Prima Guerra Mondiale, in Italia e in Germania la spesa bellica in termini reali è stata foraggiata dalle tasse per una percentuale che oscilla fra il 6 e il 15%.
MARIO DRAGHI: “EUROPA ATTREZZATA PER REAGIRE”
Mario Draghi giunge dunque a conclusioni importanti, che mantengono in vita e alimentano la fiammella della speranza. “I livelli del debito pubblico saranno aumentati – ha asserito l’ex numero uno della Bce –, ma l’alternativa coinciderebbe con una distruzione permanente della capacità produttiva (e quindi della base fiscale) e sarebbe molto più dannosa per l’economia ed eventualmente per il credito pubblico”. Secondo Draghi, l’Europa è comunque ben attrezzata per affrontare questo shock da egli stesso definito “straordinario”. Il Vecchio Continente “ha una struttura finanziaria granulare in grado di incanalare fondi verso ogni parte dell’economia che ne ha bisogno. Ha un settore pubblico forte in grado di coordinare una risposta politica rapida. La rapidità è assolutamente essenziale per l’efficacia. Il costo dell’esitazione può essere irreversibile. Il ricordo delle sofferenze degli europei negli anni Venti è un racconto ammonitore”. D’altro canto, trattandosi di una situazione non preventivabile, il cambio di mentalità è necessario e inevitabile. Esattamente come lo sarebbe in tempo di guerra.