La domanda che si è fatto il premier Mario Draghi nel centro di vaccinazione di Fiumicino («Chissà perché dobbiamo sempre usare tutte queste parole inglesi») ha suscitato la reazione dell’Accademia della Crusca. Il richiamo del presidente del Consiglio è stato particolarmente apprezzato. «Che bello, grazie presidente! Da Draghi è arrivato un invito sereno a scegliere le parole italiane e a fare a meno di inutili forestierismi, specialmente inglesi», ha commentato il professore Claudio Marazzini, presidente dell’Accademia della Crusca. lo definisce un segnale importante, in quanto «viene da una personalità che non può certo essere tacciata di provincialismo».
Per Marazzini è anche un segnale «di attenzione al problema dell’eccessivo uso delle parole inglesi nell’italiano, spesso adoperate a sproposito». Infatti, anche a causa della pandemia Covid hanno preso piede diverse parole inglesi. «Sono molto contento che lo abbia fatto un uomo di provata esperienza internazionale che per anni ha fatto giustamente discorsi in lingua inglese», ha aggiunto Marazzini. (agg. di Silvana Palazzo)
DRAGHI “PERCHÉ TUTTE QUESTE PAROLE INGLESI?”
Smart working? Possiamo parlare di lavoro agile. Baby sitting? L’espressione usata per il bonus pensato per quei genitori che non possono occuparsi dei figli costretti a casa per la didattica a distanza. Il vocabolario italiano è ricco di alternative, eppure continuiamo a usare espressioni inglesi. Perché? Se lo chiede pure il premier Mario Draghi, che se ne è uscito con una battuta durante la conferenza stampa di oggi dall’hub di Fiumicino. «Chissà perché dobbiamo sempre usare tutte queste parole inglesi», ha detto all’improvviso mentre elencava alcuni dei provvedimenti contenuti nel decreto-legge approvato dal Consiglio dei ministri e che sarà discusso dal Parlamento.
Un’esclamazione inaspettata quella del presidente del Consiglio, considerando anche il tono formale che lo caratterizza. Non lo ha perso neppure in questa occasione, concedendosi questa battuta che ha infatti spiazzato tutti i presenti. Qualcuno si è lasciato scappare una risata di approvazione, del resto è un tema che viene affrontato da tempo.
MARIO DRAGHI, SVOLTA ANCHE NEL LINGUAGGIO?
Il premier Mario Draghi è pronto a dare una svolta anche a livello di comunicazione? Le priorità al momento sono altre, dalla gestione dell’emergenza sanitaria, quindi anche della campagna vaccinale, passando per il Recovery Plan, anzi il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza per restare appunto in tema. Ma sono tante le parole inglesi a cui ci siamo abituati in questi mesi. In primis lockdown, la chiusura completa a cui siamo stati costretti l’anno scorso. Poi abbiamo preso confidenza anche con droplet, un’altra parola che non era necessario prendere in prestito dalla lingua inglese. Drop significa goccia, quindi droplet vuol dire gocciolina. Forse droplet dà una connotazione più dotta e alta al discorso? Magari l’avvento del Governo Draghi potrebbe portare anche ad un cambio di passo a livello comunicazione, non solo in termini di rapporti con la stampa e la popolazione, ma proprio nel linguaggio che viene usato.