DOPO IL “FT” ANCHE “POLITICO.EU” RILANCIA LA CANDIDATURA DI MARIO DRAGHI ALLA GUIDA DEL CONSIGLIO UE

Due indizi non fanno una prova ma sono sicuramente un’indicazione piuttosto chiara su un possibile scenario che potrebbe aprirsi dopo il voto delle Elezioni Europee nell’estate 2024: «Mario Draghi nuovo Presidente del Consiglio Ue», così rilancia oggi il portale “Politico.eu” riprendendo quanto già lo scorso gennaio progettava il “Financial Times” come conseguenza alle dimissioni di Charles Michel, attuale Presidente uscente del Consiglio Europeo. «Il segreto peggio custodito di Bruxelles è che Ursula von der Leyen si assicurerà un altro mandato di cinque anni come presidente della Commissione europea», rilancia il quotidiano fulcro del “gotha” dell’europeismo. Ed è proprio come fondamentale contraltare della candidata PPE alle Europee che la figura dell’ex Presidente BCE ed ex Premier italiano tornerebbe di strettissima attualità.



Con la più che probabile rielezione di Von der Leyen in quota popolari, i socialisti vorrebbero alzare il tiro puntando proprio al Consiglio Ue considerando il ruolo un tempo chiave dell’Alto Rappresentante per gli Affari Esteri non più di primissimo piano (con il PSE che ha nominato tutti gli ultimi tre commissario, la britannica Cathy Ashton, l’italiana Federica Mogherini, lo spagnolo Josep Borrell). La figura di Draghi sarebbe invece il perfetto punto di contatto tra PPE e socialisti nel trovare una personalità politica e tecnica assieme in grado di rappresentare un ottimo “punto di equilibrio” con lo strapotere della Commissione Europea. «Il profilo di Draghi sarebbe adatto a questo scopo e contribuirebbe a ristabilire l’equilibrio tra le due istituzioni più potenti dell’UE», si legge tra le fonti di “Politico”.



«Dato che i socialisti probabilmente arriveranno secondi alle elezioni europee, questo darà loro il diritto di gestire il Consiglio, se lo sceglieranno. Ma il loro problema più grande è la scarsità di candidati disponibili per il ruolo», scrive ancora il quotidiano europeista. La lista pare essere piuttosto corta, comprendente l’ex Premier del Portogallo Antonio Costa, il Premier spagnolo Pedro Sanchez, così come il Primo Ministro di Danimarca Mette Frederiksen o l’ex Premier svedese Stefan Löfven: detto che i favori dei “bookmakers” sondati dai socialisti in Europa vedrebbero Costa principale favorito, il nome più intrigante resta l’altro, quello dell’attuale incaricato a stilare il rapporto sulla Competitività Ue dalla Presidente Von der Leyen.



TUTTI I PRO E I CONTRO DI DRAGHI COME ‘NUOVO’ MICHEL

I due mandati consecutivi di Charles Michels alla guida del Consiglio Ue non sarebbero stati graditi dai vertici europei e così si punterebbe maggiormente ad un leader politico sul fine della propria carriera, in modo che non possa farsi “guidare” dai titoli e le critiche dei giornalisti, ma allo stesso modo possa mantenere un profilo di primissimo piano da contraltare alla leadership della Commissione Ue. Rispolverando un vecchio slogan europeista, “Politico” rilancia: «quando il rapporto funziona bene, la Commissione ha il potere, il Consiglio l’autorità». Tanti i “pro” per vedere un nuovo incarico per Mario Draghi, ma presenti anche dei “contro” che non possono essere sottovalutati.

I leader dell’Unione Europea che dovranno eleggere direttamente il nuovo Presidente del Consiglio Ue (durata del mandato di 2 anni e mezzo, rinnovabile una volta sola per un max di 5 anni, ruolo che garantisce la continuità dei lavori e rappresenta al massimo livello l’UE sulla scena internazionale) dovrebbero accettare di vedersi “regolati” dal peso ingombrante di Draghi e da qui il monito di un funzionario ad alti vertici Ue che rimane anonimo, «Draghi controllerebbe l’agenda. Ma chi controllerebbe Draghi?». Un altro elemento problematico secondo “Politico” sulla nomina di Mario Draghi alla Presidenza del Consiglio Europeo riguarda proprio la non schierabilità politica dell’ex Premier: i socialisti vorrebbero determinare una figura di primo piano e con Draghi, che ha ottimi rapporti con il PPE di Von der Leyen, il PSE di Sanchez e il RENEW Europe di Macron, tale “priorità” socialista non vi sarebbe. Ma vi è un grande “contro” per ora che potrebbe anche divenire l’esatto contrario tra qualche mese, magari proprio con uno spostamento più a destra di Bruxelles dopo i risultati delle Europee: scrive il quotidiano Ue, «quello che viene considerato il più grande svantaggio di Draghi è ciò che dovrebbe destare maggiore preoccupazione: la prospettiva sostanziale che rappresenta, in particolare il suo esplicito sostegno a un maggiore indebitamento comune dell’UE per affrontare le sfide geopolitiche che l’Europa sta affrontando». Molto però si sta smuovendo in Europa dopo le sostanziali crisi patite dai popolari in questi ultimi anni e dunque la loro leadership, con i socialisti non in ottima salute al secondo posto, potrebbero alla fine puntare su una figura in grado di “arginare” con intelligenza l’avanzata delle forze identitarie e conservatrici: come scrive ancora “Politico” consacrando la possibile candidatura di draghi, «È stato l’approccio “whatever it takes” di Draghi a salvare l’eurozona. E i leader dell’UE dovrebbero sfoderare lo stesso spirito per affrontare le sfide esistenziali che il blocco si trova nuovamente ad affrontare».