PREMIO CARLO V A MARIO DRAGHI: NEL DISCORSO UN NUOVO “PROGRAMMA” PER L’EUROPA

Una migliore crescita in Europa (in quanto finora non c’è stata), un trittico su difesa-energia-welfare e una inattesa apertura ai dazi in “stile Trump”: questo e molto altro è stato il discorso di Mario Draghi ricevendo in Spagna il Premio Carlo V, «per la sua leadership quando era presidente della Bce, che ha permesso all’Unione europea di affrontare una delle sue crisi più grandi». Così Re Felipe VI di Spagna ha celebrato l’ex Premier italiano nell’iconica cerimonia solenne presso monastero di San Jeronimo de Yuste, in Estremadura.



Quello di Draghi – e non è la prima volta – è sembrato più che un testo di ringraziamento, un vero e proprio discorso programmatico per l’economia e la politica europea che si aprono davanti alla nuova Legislatura pronta a scattare dopo i risultati delle Europee 2024. «La prima cosa di cui abbiamo bisogno, quindi, è una valutazione comune dei rischi geopolitici che dobbiamo affrontare, condivisa dagli Stati membri e in grado di guidare la nostra risposta»: così Draghi introduce il tema di cosa dover e poter fare nell’immediato prossimo futuro europeo, aggiungendo come si dovrà anche sviluppare una vera e propria ”politica economica estera” «che coordini gli accordi commerciali preferenziali e gli investimenti diretti con i Paesi ricchi di risorse, la costituzione di scorte in aree critiche selezionate e la creazione di partenariati industriali per garantire la catena di approvvigionamento delle tecnologie chiave».



WELFARE, DAZI, CRESCITA: I DETTAMI DI DRAGHI PER IL FUTURO DELL’EUROPA (CON LUI PROTAGONISTA?)

Sono poi tre le risposte date da Draghi in merito alle urgenze più prossime dell’Unione Europea dopo i difficili anni di pandemia, crisi energetica e guerre: «La prima risposta europea al cambiamento delle regole del commercio mondiale dovrebbe essere quella di cercare di riparare il più possibile i danni all’ordine commerciale multilaterale, incoraggiando tutti i partner disposti a impegnarsi nuovamente per un commercio basato sulle regole». L’ex leader BCE apre a sorpresa ai dazi anche per l’Europa, sottolineando come l’Ue debba tutelarsi il più possibile, specie riparando i danni dell’eccesso di import di Russia e Cina. «Il precedente paradigma che sosteneva i nostri obiettivi comuni sta scomparendo», ha aggiunto Draghi in merito al cambiamento di posizione rispetto al mercato unico “sponsorizzato” appena 5 anni fa, «dovremo crescere più velocemente e meglio. E il modo principale per ottenere una crescita più rapida è aumentare la nostra produttività».



La seconda risposta data da Draghi sulle prossime urgenze in Europa dovrebbe essere quella di «incoraggiare gli investimenti esteri diretti, in modo che i posti di lavoro nel settore manifatturiero rimangano in Europa», mentre la terza riguarda l’utilizzo di sussidi e tariffe «per compensare gli ingiusti vantaggi creati dalle politiche industriali e dalle svalutazioni dei tassi di cambio reali all’estero. Ma se intraprendiamo questa strada, deve essere nell’ambito di un approccio generale pragmatico, cauto e coerente». Energia, welfare, ma anche difesa comune dell’Europa davanti alle minacce in arrivo da Russia, Iran e in generale tutti i “rivali” più o meno diretti dell’Occidente. Aumentare la spesa comune non deve essere più un tabù, insiste Mario Draghi nel suo discorso alla premiazione “Carlo V” in Spagna, garantendo che «che si concentri all’interno dei nostri confini e che venga aggregata a livello europeo». Un discorso programmatico di chi intende certamente assolvere il compito di redarre il report sulla competitività Ue (assegnato dalla Commissione Europea uscente lo scorso autunno) ma – forse – anche per far trasparire quali potranno essere le eventuali riforme da mettere in campo in Europa nell’ipotesi di un Mario Draghi con ruolo nuovo nelle istituzioni Ue: Commissione? Consiglio Europeo? Politica Estera? Nessuno lo sa ancora ma i prossimi giorni le trattative sulla prossima Unione entrano nel vivo e il discorso di Draghi non rimarrà certo “in secondo piano”…