LA NUOVA STRIGLIATA DI MARIO DRAGHI ALL’EUROPA: “NON C’È PIÙ TEMPO DA PERDERE, SERVE CRESCERE ORA”
Consiglio Europeo, premio ISPI e ora simposio del CEPR di Parigi: i “tre indizi” che ormai stra-fanno una prova vedono Mario Draghi colpire nel segno contro l’Europa, chiamata ad una inversione di tendenza radicale nei prossimi mesi se non vuole rimanere schiacciata a livello internazionale su economia, politica e sviluppo commerciale-industriale. Intervenuto durante l’evento annuale presso il Centre for Economic Policy Research, l’ex Premier e Presidente BCE va oltre il report della competitività ormai caposaldo della politica economia Ue della legislatura appena cominciato (almeno nei propositi di partenza del commissario Dombrovskis): secondo Mario Draghi il combinato disposto di riforme, accelerata nelle “mosse” economiche e coraggio nel modificare i meccanismi di base della produttività deve essere messo sul piatto.
L’Europa non ha più tempo da perdere, lo ha detto in tutti modi in questi mesi l’economista (per ora) in pensione: nel suo lungo discorso al CEPR Draghi è tornato a parlare di debito comune europeo, non facendo leva sulla proposta di Enrico Letta nell’utilizzo del MES (per spese militari, ndr) ma ribadendo come tutti i Paesi UE debbano fare pieno uso del periodo di aggiustamenti dei prossimi 7 anni «per poter rendere disponibili nuovi 700 miliardi per gli investimenti». Il Next Generation EU è solo una traccia di quanto si dovrebbe fare, occorre fare di più e meglio: andando oltre il nuovo Patto di Stabilità l’Europa deve tornare ad emettere debito congiunto, in quanto «potrebbe creare uno spazio fiscale aggiuntivo per limitare i periodi di crescita sotto il potenziale».
LE RIFORME DA FARE PER DRAGHI (E NON PIÙ RINVIABILI): MERCATI, DEBITO COMUNE E…
Non c’è più tempo da perdere secondo Mario Draghi anche perché la lista di interventi da attuare per cambiare la rotta dell’Europa è molto corposa: servono investimenti pubblici per finanziare le riforme strutturali urgenti, ma senza il debito comune UE è difficile pensare che si possa estendere il circolo virtuoso di investimenti, crescita e salari più alti. Il modello economico basato solo sull’export non può andare molto lontano: fino ad oggi infatti, rileva l’ex Presidente del Consiglio, in Europa si è tollerata una bassa crescita degli stipendi come mezzo usato per aumentare la competitività.
risultati però sono sotto gli occhi di tutti: «ciclo reddito-consumo si è aggravato, lo spazio fiscale non è stato usato per contrastare la domanda interna» e inoltre il debito pubblico dei Paesi è comunque esploso (in Italia su tutti, ndr). Non è dunque più sostenibile un modello economico europeo dove i salari siano bassi a lungo termine: «Serve un approccio combinato di riforme strutturali e politiche macroeconomiche per rilanciare la crescita», rileva ancora Mario Draghi nel simposio di Parigi. Oggi però una riforma che possa cambiare a fondo lo sviluppo del Vecchio Continente non è la stessa che serviva anche solo 10 anni fa: ad oggi serve aumentare di netto la crescita della produttività, senza però usare il dislocamento extra UE del lavoro, «serve invece riqualificare le persone».
Non solo, serve una riforma seria dei mercati – tanto quello unico UE quanto quello dei capitali – così che si possano modificare a fondo i meccanismi di base che fanno sviluppare la crescita della produttività. Il debito comune immaginato da Draghi dovrebbe sia migliorare la spesa fiscale e sia così accrescere investimenti pubblici e sviluppo interno delle singole economie: va creato il debito congiunto così da creare quello “spazio fiscale” da “surplus” per limitare i periodi in cui la crescita UE sarà sotto il proprio potenziale. Pensioni, difesa, tecnologia ed energia: su questi macro-temi le spese aumentano, mentre l’economia europea – se resta quella attuale – è destinata allo stallo, secondo Mario Draghi.
GERMANIA NEL CAOS, ‘SERVIREBBE’ MARIO DRAGHI…
Con l’Europa in “panne” e molte economie nazionali in difficoltà (per motivi geopolitici), le “ricette” di Mario Draghi vengono per il momento ascoltate dalla Commissione Von der Leyen e potrebbero essere il volano necessario per far ripartire davvero l’’Eurozona. Quello che è certo, almeno ad oggi, è la difficoltà che l’ormai ex locomotiva UE continua a produrre tanto sul fronte politico quanto sullo sviluppo industriale e commerciale: da Berlino, a pochi mesi dalle Elezioni Federali anticipate che molto decideranno dei prossimi anni non solo in Germania, il coordinatore politico della CDU lo diceva senza mezzi termini ben prima della crisi del Governo Scholz, intervistato dal “Corriere della Sera”.
«Alla Germania oggi servirebbe Mario Draghi», sottolineava Markus Kerber evidenziando la necessità di rilanciare la crescita con investimenti massicci, riforme pro-imprese e tagli alla burocrazia. Secondo il consigliere di Merz – principale candidato a prendere la guida del Bundestag, AfD permettendo – è sempre più necessario a Berlino un «whatever it takes draghiano». Il problema vero è la crescita economica, senza quella la Germania non corre più e di conseguenza le divisioni politiche esistenti da anni esplodono “di colpo”: «Forse il prossimo cancelliere Merz» dovrebbe come priorità puntare a nominare Draghi come “advisor di Berlino”. La caduta di Scholz, la crescita esponenziale dei partiti “di pancia” AfD e BSW e la crisi parallela della politica europea sembrano continuamente dare “ragione” alle istanze di Draghi e agli allarmi lanciati a tempo debito dal Centrodestra italiano (e dell’Est) per una UE per anni “cieca” alle problematiche oggi poi definitivamente deflagrate.