LO “SCHIAFFO” DI MARIO DRAGHI ALL’EUROPA: “BASTA RIMANDARE, SERVE CAMBIARE ORA”

Invitato d’onore al Consiglio Europeo in corso a Budapest, l’ex Premier e Presidente BCE Mario Draghi torna a battere il chiodo sullo stesso punto affrontato nel suo vasto Report sulla Competitività: al netto di Usa, Cina e Paesi BRICS in generale, l’Europa non può rimanere ancora “ferma”, schiacciata da competitor internazionali che “corrono” su economia, innovazione ed energia. Lo spunto nuovo ovviamente è fornito dalla vittoria di Donald Trump alle ultime Elezioni americane, con lo spauracchio (non per i mercati, finora) delle cancellerie politiche di mezza Europa che possa a questo punto irrigidirsi l’asse Usa-UE su diversi campi cruciali.



Arrivando a Budapest per il vertice informale europeo, Mario Draghi ha ribadito che la presidenza Trump è indubbio che marcherà una notevole differenza rispetto all’amministrazione Biden nelle relazioni tra Stati Uniti e Vecchio Continente: attenzione però, secondo l’economista italiano non è affatto detto che necessariamente sia una notizia negativa il “change” a Washington con il Partito Repubblicano alla guida degli Stati Uniti. «Certamente dovremo prenderne atto», sottolinea Draghi ai cronisti fuori dal Consiglio Ue, «Dalla prospettiva del rapporto, quindi del rilancio della competizione in Europa, un paio di cose che vengono in mente sono che questa amministrazione sicuramente darà ulteriore grande impulso al settore tecnologico». È dunque innanzitutto sul dossier high tech che l’Europa dovrà giocoforza fare passi da gigante in avanti, recuperando un terreno perduto nettamente in questi anni con America e anche Cina: se il tecnologico traina la produttività americana, tutt’altro avviene in Europa. Per Draghi invece noi bisogna agire quanto prima, e di fatto gran parte del Rapporto sulla Competitività verte su questo tema chiave.



DALLA NATO ALLA PRESIDENZA TRUMP (E DOPO IL RAPPORTO DRAGHI): COSA PUÒ SUCCEDERE ORA

Sul fronte dazi, la vera incognita di Trump, Mario Draghi ipotizza che la nuova amministrazione americana arriverà a consolidare e proteggere le proprie industrie nazionali, dove l’Europa esporta maggiormente negli Stati Uniti. Ergo, annota l’ex Presidente del Consiglio, «dovremo negoziare con l’alleato americano, con uno spirito unitario in maniera tale da proteggere anche i nostri produttori europei».

Anche e soprattutto per questi motivi, dopo la vittoria di Trump è ancora più importante che l’Europa si svegli e cambi direzione rispetto al recente passatoL: «l’Ue deve rafforzare la propria competitività a lungo termine e la propria prosperità economica», partendo sì dalle indicazioni del report Draghi ma indirizzando l’impegno per cambiare davvero qualcosa su competitività e futuro, «Ci sono grandi cambiamenti in vista e credo che ciò che l’Europa non può più fare è rimandare le decisioni».



Dalla produzione alla tecnologia, passando per mercato unico, industria, energia e ricerca: per Draghi l’Europa deve innovare, innovare e ancora innovare. Se non lo si fa si rischia – come ha detto Macron sempre al Consiglio Ue – che in un «mondo di carnivori, l’Europa rimanga erbivora mangiata da carnivori». Decisivo in questo senso che l’UE apra al debito comune, molto più di quanto già fatto con il Next Generation EU: il primo strumento, ma non l’unico, in quanto i finanziamenti non sono l’unica via. Serve una via “sussidiaria” che invogli aziende e innovatori a far finalmente crescere un’Europa che non può più pensare a “regolamentare” settori inventati e sviluppati da India, Usa e Cina. Capitolo finale sul tema spinoso della NATO e delle spese sulla difesa, specie dopo la vittoria di Trump oltre oceano, secondo Draghi è ancora possibile spendere il 2% del PIL per la difesa comune, ma per farlo occorre rispettare il Patto di Stabilità e soprattutto serve prima di tutto far crescere la voce “energia” nel processo i sviluppo europeo.