Mario Draghi nella giornata di oggi ha tenuto un intervento durante la conferenza Global Boardroom promossa dal Financial Times, nel corso della quale ha esposto alcune sue conclusioni preliminari sull’economia dell’UE. A differenza di molti suoi colleghi economisti, l’ex capo della BCE teme che la crescita sarà inferiore alle previsioni, gettando l’alleanza europea sull’orlo di un baratro dal quale sarà complicato risalire.
Partendo dalle previsioni che Mario Draghi, in qualche modo, ha smentito, riguardano soprattutto le più recenti stime della BCE. Secondo gli economisti, infatti, l’UE dovrebbe attraversare una positiva crescita economica dello 0,1% nel corso degli ultimi tre mesi di quest’anno. Nel 2023, poi, si passerà ad una crescita dello 0,3 che aumenterà ulteriormente allo 0,4% nel primo trimestre del 2024. Il Fondo monetario internazionale, invece, prevede che la crescita europea quest’anno sarà complessivamente dell’1,3%, mentre nel 2023 salirà ulteriormente all’1,5%. Mario Draghi, però, teme l’esatto opposto e prefigura nell’orizzonte dell’UE la recessione, che tuttavia allo stato attuale può ancora essere invertita, con i giusti sforzi da parte dei governi europei.
Mario Draghi: “L’UE sarà in recessione entro la fine dell’anno”
La ragione per cui Mario Draghi ha presentato le sue stime sulla crescita dell’UE va ricercata nel recente incarico che gli è stato fornito dalla Commissione europea al fine di redigere un report sulla situazione economica dell’euro zona, e sulla sua competitività globale. Il grido d’allarme lanciato dall’economista al Global Boardroom, d’altronde, è chiaro: “È quasi certo che avremo una recessione entro la fine dell’anno”.
Secondo Mario Draghi, seppur sia “piuttosto chiaro che i primi due trimestri del prossimo anno lo dimostreranno”, è anche vero che quella dell’UE non sarà un recessione “profonda o destabilizzante“, ma avrà comunque effetti sulla popolazione. Secondo l’ex BCE, l’Europa “o agisce insieme e diventa un’unione più profonda, capace di esprimere una politica estera e una politica di difesa, oltre a tutte le politiche economiche; o temo che l’UE non sopravviverà se non come mercato unico“. Positivo, secondo Mario Draghi, è il fatto che “non abbiamo mai avuto un tasso di disoccupazione così basso”, che farà sì che la recessione dell’UE non sia destabilizzante, ma possa essere in qualche modo curata.
“L’UE ha perso competitività con gli altri governi mondiali”
Ma l’analisi di Mario Draghi non si è limitata a parlare della recessione, perché il mandato della Commissione UE è anche quello di indagare sulle relazioni commerciali dall’alleanza. Secondo la sua analisi “negli ultimi 20 anni l’economia europea ha perso competitività rispetto non solo agli Stati Uniti, ma anche al Giappone, alla Corea del Sud e, naturalmente, alla Cina”, specialmente dal punto di vista della tecnologia.
Un fatto, questo, che secondo Mario Draghi “dovrebbe preoccuparci molto”, perché significa che l’UE “ha perso presenza ed importanza“. A conti fatti, insomma, “il modello geopolitico ed economico su cui l’Europa si reggeva dalla fine della seconda guerra mondiale non c’è più”, mentre “per avere un’economia in grado di sostenere una società che invecchia al ritmo che abbiamo in Europa, dobbiamo avere una produttività molto più alta“. Necessario affinché l’UE esca dalla recessione, secondo Mario Draghi, sarà anche un piano comune “sull’energia. Non andremo da nessuna parte”, ha ammonito, “pagandola il doppio o il triplo di quanto costa in altre parti del mondo”.