L’unico sopravvissuto alla strage di Erba dell’11 dicembre 2006 è Mario Frigerio. Lui è stato il principale accusatore di Olindo Romano, condannato all’ergastolo con la moglie Rosa Bazzi per quattro omicidi e il tentato omicidio dello stesso Frigerio. L’uomo perse la moglie, Valeria Cherubini, una delle vittime con Raffaella Castagna, il figlio Youssef Marzouk e la mamma Paola Galli. Fu accoltellato alla gola e ridotto in fin di vita, ma riuscì a salvarsi grazie ad una malformazione congenita, per la quale la lama non riuscì a recidere la carotide. Ma le ferite riportate gli provocarono comunque delle conseguenze permanenti. Nel 2014 Mario Frigerio fu colpito da un tumore che si rivelò incurabile e per il quale morì. Al suo fianco ha avuto i figli Elena e Andrea.
La sua testimonianza è stata importante, perché ha aiutato a ricostruire quanto accaduto quella terribile sera. Mario Frigerio e la moglie si riversarono sul pianerottolo per l’incendio a casa di Raffaella Castagna, ignari che i due coniugi avessero dato fuoco all’appartamento dopo aver ucciso la donna, la madre e il figlio. «Quando si è aperta la porta è apparsa una persona che ho riconosciuto e mi sono chiesto cosa ci facesse lì. Anche mia moglie lo ha visto. Era il mio vicino di casa, Olindo Romano. Mi guardava fisso, con due occhi da assassino. Uno sguardo che non riuscirò mai a dimenticare nella mia vita», disse al tribunale di Como quando fu chiamato a deporre.
MARIO FRIGERIO, LA TESTIMONIANZA SULLA STRAGE DI ERBA
Mario Frigerio ricostruì quegli attimi drammatici: fu preso per il collo da Olindo Romano e picchiato sullo zigomo. «Olindo mi teneva giù con la forza e con il peso del suo corpo. Avevo la faccia a terra e lui era a cavalcioni su di me». Vide l’uomo tirar fuori il coltello e sentì sua moglie implorare aiuto. «Mi ha tagliato la gola. Non riuscivo più a reagire, non ho sentito più niente. Volevo chiamare aiuto, ma non ero in grado di muovermi, sentivo il sangue che usciva, volevo andare da mia moglie ma ero paralizzato». Nel frattempo, le fiamme si facevano più forti e vicine, quindi si sentiva spacciato.
Nonostante fosse in fin di vita, quando arrivò il primo soccorritore, Mario Frigerio riuscì a fare un segno per indicare il piano di sopra, nella speranza che i vigili del fuoco riuscissero a salvare la moglie. Una speranza vana, perché la moglie è una delle vittime della strage di Erba. Resta l’atto di grande altruismo dell’uomo e di sua moglie, che si fiondarono a casa di Raffaella Castagna sentendo le grida d’aiuto. Un altruismo costato caro, ma che la famiglia della giovane donna non ha mai dimenticato.