Mario Maccione, ex membro delle Bestie di Satana che nel gruppo era soprannominato “Ferocity e che era minorenne all’epoca dei fatti che insanguinarono il Varesotto, ha deciso di aprire uno sportello di ascolto online per dare “consigli” di vita dietro donazione a chi, come lui in passato, ha avuto a che fare con le dipendenze dalle droghe e con la depressione.

Una scelta che ha suscitato diverse reazioni e che lui oggi difende a spada tratta, dopo aver trascorso in carcere parte della sua esistenza (fu condannato a 19 anni di reclusione per gli omicidi della banda, quello di Fabio Tollis e di Chiara Marino, ne scontò 16 prima di tornare in libertà e andare a vivere in Sardegna con la compagna). Ai microfoni di Zona Bianca, Mario Maccione ha smentito categoricamente che i familiari delle vittime abbiano espresso una dura critica sulla recente svolta del suo percorso, come invece riportato da alcune testate giornalistiche nei giorni scorsi: “Questa notizia non è vera. Smentisco le ‘voci’ dei parenti delle vittime, non ci sono mai state. Ho la conferma da Michele Tollis (il padre “coraggio” che si battè per scoprire la verità sulla sorte del figlio Fabio, brutalmente assassinato con l’amica Chiara nel 1998, contribuendo a incastrare il gruppo di assassini, ndr) che non ha mai detto niente su questa storia“.

Mario Maccione ex Bestie di Satana: “Non mi sento affatto pericoloso”

Mario Maccione ha preso le distanze dai crimini del suo passato sottolineando di aver intrapreso un “lungo percorso” di ricostruzione e riabilitazione prima di tornare in libertà. Nelle Bestie di Satana era considerato il “medium”, ispirato dalla un’inclinazione per occultismo e spiritismo che oggi non sente più sua: “Mi dedico alla meditazione e al contatto con la natura, al salutismo per l’uscita da qualsiasi dipendenza. Questa è la mia filosofia“.

Maccione non si è mai sentito “un mostro” né si sente un soggetto “pericoloso” e lo ha dichiarato apertamente in tv sottolineando il cambio di rotta della sua parabola esistenziale: “Collaboro con associazioni, faccio volontariato, sento che voglio fare del bene e lo faccio“. Sulle critiche mosse al suo “sportello di ascolto” virtuale (nel quale chiederebbe 5 euro di donazione per un confronto diretto su tematiche come disagio interiore, depressione, tossicodipendenza), Mario Maccione ha precisato di non voler lucrare sulla sua storia e sul dolore delle famiglie di chi è stato ucciso, così come di non volersi sostituire a professionisti quali psicologi e psichiatri nel supporto a chi gli chiede un “aiuto”.

Mario Maccione 26 anni dopo le Bestie di Satana: “Non è stato facile uscire da quell’inferno”

Il racconto di Mario Maccione, nato nel 1980 e oggi 43enne con alle spalle 13 anni e mezzo di detenzione in carcere, passa necessariamente attraverso l’orrore che si consumò tra i boschi del Varesotto dal 1998 al 2004 quando a morire fu la giovane Mariangela Pezzotta, ex fidanzata di uno dei membri della banda delle Bestie di Satana, Andrea Volpe. Quest’ultimo fu condannato anche per quel delitto e con lui l’allora compagna Elisabetta Ballarin.

All’ergastolo, quindi ancora oggi dietro le sbarre, due dei volti chiave del gruppo: Paolo Leoni, detto Ozzy, e Nicola Sapone, ritenuti le menti delle atrocità attribuite alle Bestie di Satana (tra cui l’induzione al suicidio del giovane Andrea Bontade). 26 anni dopo il duplice omicidio di Fabio Tollis e Chiara Marino, nel quale fu coinvolto Mario Maccione, l’ex “Ferocity” ha ricalcato la sua tormentata storia con un inciso: “Non è stato facile uscire da quell’inferno“. Sostiene di esserci riuscito e per questo, a suo dire, la sua esperienza sarebbe capace di offrire spunti di riflessione e sostegno a chi si trova a lottare con i propri demoni interiori e ha bisogno di essere ascoltato.