ASSOLTO MARIO MANTOVANI DOPO 7 ANNI: “LA VITA SI È INTERROTTA”

Mario Mantovani, ex vicepresidente della Regione Lombardia, è stato assolto ieri dopo «7 anni di calvario»: il verdetto della Corte d’Appello di Milano cancella in un colpo solo tutte le accuse scagliate contro l’ex assessore alla Sanità in quota Forza Italia e con lui pure le accuse contro l’attuale Ministro del Turismo, Massimo Garavaglia.



«Sette anni di calvario. Di umiliazioni, di afflizione. La vita si è interrotta. Per fortuna abbiamo incontrato oggi la buona giustizia. Ho avuto la fortuna di avere grande incoraggiamento da parte di famiglia, amici ed elettori. Abbiamo avuto la forza di resistere»: così oggi lo stesso Mantovani commenta l’assoluzione avvenuta dopo la condanna in primo grado a 5 anni e mezzo di carcere e dopo esserci stato in prigione per oltre 40 giorni nell’ottobre 2015, con l’accusa di corruzione, concussione e turbativa dʼasta nell’inchiesta del pm Giovanni Polizzi. Mantovani nel raccontare la sua brutta esperienza non riesce a togliersi dalla testa che tutto sia capitato per mero motivo politico: a “Libero Quotidiano” l’ex vicegovernatore lombardo ammette, «È difficile non pensare che tutto questo non sia accaduto per ragioni politiche. Ero vice governatore, quello che aveva preso più preferenze di tutti in Lombardia. E mi hanno disonorato senza una prova a mio carico… Hanno costruito di me un’immagine che non era la mia». In Appello è cambiato tutto, spiega ancora Mantovani, in quanto «ho trovato magistrati privi di pregiudizio che hanno studiato le carte e accertato la verità».



LA GOGNA E IL CALVARIO DI MANTOVANI: PARLA FARINA

Al di là però dei contenuti del caso giudiziario, a colpire è l’ennesima storia in politica di indagine, gogna mediatica, calvario giudiziario, condanna e infine totale assoluzione, magari dopo anni e ovviamente senza le stesse “fanfare” mediatiche della prima condanna. Come scrive sempre su “Libero” oggi Renato Farina, il “caso Mantovani” ha molto da raccontarci del rapporto spesso malsano tra giustizia e politica: «assolto per non aver commesso il fatto», recita la sentenza, con il giornalista che incalza «Non c’era nulla di vero nelle ipotesi investigative. Ma come hanno potuto procura e giudici del Tribunale bersi come oro colato panzane risibili fatte passare per prove d’acciaio?». Farina si chiede senza retorica come si può davvero vivere sette anni come quelli vissuti da Mario Mantovani, ovvero come un uomo che «crepa da vivo». Attenzione, non è solo un problema di tempi della giustizia – che resta un problema enorme – ma di «di superficialità e pregiudizio nel considerare categorie di persone liquidate a prescindere come degne della forca. Finché è il popolino, amen. Ma che siano le toghe ad avere questi pensieri, presi a prestito dalla politica dei comunisti vecchi e nuovi, è qualcosa che ripugna», osserva amaramente Renato Farina.

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