Mario Martone e il rapporto con la scuola: “Venni rimandato…”

Andrà in onda questa sera su Raitre “La bohème” di Giacomo Puccini, con la direzione di Michele Mariotti, direttore musicale della Fondazione capitolina, e la regia di Mario Martone. Il regista si è soffermato sull’attualità dell’opera: “Ho voluto raccontare la storia o per meglio dire, la vita dei personaggi di Bohème come un film della “nouvelle vague”: giovinezza, amicizia, sogni, ribellione, tradimenti, amore. Ed è incredibile quanta energia possa sprigionare ancora oggi un’opera scritta più di centoventi anni fa”. Mario Martone è un famoso regista e di recente è stato candidato ai David di Donatello per il film “Qui rido io” che ha conquistato 14 nomination.



Qualche tempo fa Mario Martone rilasciò un’interessante intervista al Corriere della Sera. Il regista racconto qualche aneddoto sulla sua giovinezza: “Prendevamo il treno nel pomeriggio, dopo la scuola, un convoglio ferroviario molto lento ma, quando finalmente arrivavamo, trascorrevamo tutta la sera in giro per andare a vedere gli spettacoli di Leo De Berardinis, Memè Perlini, Simone Carella… Erano anni folli, di grande passione ed entusiasmo, eravamo spugne che assorbivano un mondo creativo, scatenato. Poi, però, dovevamo tornare a casa, per essere a scuola la mattina seguente, quindi riprendevamo il treno di notte e poteva capitare che, data l’ora tarda, la lentezza del treno e la stanchezza”. Per Mario Martone la vita da studente non fu affatto facile. Per lui fu difficile conciliare il suo impegno teatrale con la scuola: “Quell’anno venni rimandato in greco… e pensare poi quante tragedie greche ho messo in scena”.



Mario Martone e la sua infanzia: “Ho avuto genitori che…”

I genitori di Mario Martone hanno sempre sostenuto le sue scelte. Nell’intervista al Corriere della Sera, il regista ha messo in risalto questa qualità familiare: “Ho avuto genitori che si fidavano di me. Oggi gli adulti non si rendono conto di mostrarsi con uno sguardo spaventato, con cui trasmettono ansia ai giovani, un atteggiamento che non produce nulla di buono, perché non li responsabilizza”. Mario Martone ha sempre lavorato con grande responsabilità coltivando il rispetto nei confronti delle persone che hanno lavorato con lei sul set. Mario Martone ha infatti candidamente ammesso: “Posso fare delle sfuriate: a volte sul set la temperatura sale vertiginosamente perché, a differenza del teatro, i tempi di riprese sono strettissimi, incalzanti, compressi… Cerco tuttavia di rispettare chi lavora con me. Offese? Spero proprio di no”.



Martone incarna un modo poco italiano di essere artista: sapiente ma senza tic intellettuali, operoso ma senza esibizionismi, abituato a guardare avanti ma senza perdere la concretezza: “Sono un’ anima sognante ma coi piedi per terra, e in questo rivedo i miei genitori. Mamma era una donna che amava la cultura e mi ha trasmesso l’ amore per il cinema e i libri. Mio padre era un artigiano, un uomo abituato a fare più che a pensare. Questa commistione per me è stata importante: mi sento una persona che ha a che fare col pensiero, ma che si sa rimboccare le maniche e lavorare”, ha spiegato.