Mario Morricone e Libera Ridolfi sono stati i genitori di Ennio Morricone, il grandissimo compositore, direttore d’orchestra e arrangiatore. Nato a Roma il 10 novembre del 1928, da genitori originari di Arpino (in provincia di Frosinone), Ennio Morricone era legatissimo ai genitori Mario Morricone e Libera Ridolfi. Non era l’unico figlio, visto che c’erano tre sorelle: Adriana, Maria e Franca. Mario Morricone era un trombettista professionista, attivo presso diverse orchestre, mentre la madre aveva una piccola azienda tessile. Sin da ragazzino Ennio si appassiona alla musica ascoltando grandissimi compositori classici e moderni fino alla scelta di studiare musica al Conservatorio di Santa Cecilia, dove si diploma prima in tromba e poi in strumentazione e composizione.



Proprio Ennio Morricone in una delle sue ultime interviste rilasciate al Corriere della sera ha parlato dei genitori rivelando: “mio padre pensava che se lui era riuscito a mantenere la famiglia con la tromba avrei potuto farlo anch’io. Mia madre è morta dicendomi: “Mi raccomando, Ennio, scrivi delle belle canzoni orecchiabili”.



Ennio Morricone svela sul padre Mario “infanzia negata, dura, povera. Da piccolo non ha avuto amici”

La famiglia ha sicuramente segnato la vita di Ennio Morricone. Cresciuto a Roma a stretto contatto con la musica, il padre Mario Morricone a un trombettista professionista, attivo presso diverse orchestre, Ennio ha cercato di trasmettere i valori e i principi dei suoi genitori anche ai suoi figli Andrea, Marco, Alessandra e Giovanni sono i figli di Ennio Morricone, nati dal grande amore del compositore per la moglie Maria Travia. Proprio uno di loro dalle pagine del Corriere della Sera ha confessato: “papà ha cercato una coerenza. Certe scelte e attitudini, come l’attenzione all’etica, si spiegano con l’infanzia negata, dura, povera. Da piccolo non ha avuto amici. Ha dovuto interrompere presto gli studi, si è iscritto al Conservatorio. E si è gettato nella musica”.



Non solo, Ennio ha raccontato ai figli anche di quelle notti in cui accompagnava il padre Mario nei locali di via Nazionale frequentati dai soldati americani ancora di stanza a Roma dopo la guerra: “di quelle nottate non eleganti, per così dire, animate da soldati che si lasciavano andare, tra alcol, donnine allegre e retate anti contrabbando, non aveva bei ricordi. Gli pesava ricordare quell’esperienza”.