Si riaccende il dibattito sul Ponte sullo Stretto, anche se il ministro delle Infrastrutture Enrico Giovannini ha ribadito che nessuna decisione è stata presa in merito dal Governo. Chi invece ha le idee chiare è Mario Tozzi, che su Twitter è tornato a più riprese all’attacco. «I ponti debbono essere utili, sostenibili e non diseducativi. Il ponte sullo stretto non serve ed è poco sostenibile. È molto ideologico», ha dichiarato il geologo nei giorni scorsi. Nelle ultime ore ha ribadito l’inutilità del progetto, oltre che la sua pericolosità: «Quelli sono denari pubblici: nella zona a maggior rischio sismico del Mediterraneo, dove solo 1/4 di case e strutture è antisismico, vanno prima spesi per la sicurezza dei cittadini. Come si fa in tutte le zone sismiche del pianeta. Il ponte ultima priorità, dico».
Ma il divulgatore scientifico ha anche parlato di una «corporazione di tecnocrati onanisti che ignora i contesti ambientali, non sa che la massa dei manufatti dei sapiens ha superato la biomassa, e non comprende che solo una biosfera sana garantisce l’economia. E propugna un ponte inutile e diseducativo».
MARIO TOZZI CONTRARIO AL PONTE SULLO STRETTO
Alla voce di Mario Tozzi si è aggiunta quella di Tomaso Montanari, storico dell’arte e Rettore dell’Università per Stranieri di Siena. «In un Paese, e in un continente, stretto tra incendi e alluvioni solo una generazione di politicanti irresponsabili e ignoranti può pensare non alla messa in sicurezza del territorio e al consumo di suolo zero ma alla torta avvelenata del #PontesulloStretto», ha twittato taggando proprio il geologo. In un lungo post pubblicato su Facebook nei mesi scorsi Mario Tozzi era stato più preciso a proposito dei rischi. «Il problema è il luogo, la nostra regione di maggior rischio sismico, segnata da una lunga e profonda spaccatura che passa proprio sotto il futuro ponte». Il geologo fece riferimento alla «faglia che divide due regioni che si allontanano e si sollevano in maniera differenziale, nel corridoio crostale più ballerino che ci sia in Italia».
Mario Tozzi arrivò anche ad usare parole molto dure: «Nel caso di un terremoto tremendo come quello del 1908 (che arriverà, è solo questione di quando), finirebbe per unire due cimiteri, in quanto le province di Reggio e di Messina hanno solo il 25% di costruzioni antisismiche». E a citare il problema delle frane. «Ha senso sclerotizzare quel ben noto “sfasciume pendulo sul mare” con un oggetto rigido di 166.000 tonnellate che, oltretutto, comporterebbe movimenti di terra colossali, apertura di cave, prelievi di inerti, livellamento di colline, opere di cemento armato al contorno, cioè esattamente tutto quello che non dovresti fare nell’Italia record europeo di frane (620.000 su 750.000 nel continente intero)?».