Mario Tuti: capo (mai eletto) della rivolta a Porto Azzurro
Le vicende legate al tentativo di evasione dal carcere di Porto Azzurro che saranno protagoniste del documentario “Porto Azzurro, un carcere sotto sequestro” in onda questa sera su Rai 2, hanno tenuto gli italiani con il fiato sospeso per le 7 lunghe giornate che sono durate le trattative, guidate dalla dottoressa Antonietta Fiorillo. Il protagonista, almeno dal punto di vista mediatico fu Mario Tuti, colui che iniziò materialmente il sequestro e che comunicò con l’esterno per trattare la loro fuga.
Tutto risale al 25 agosto 1987, quando Tuti chiese un’udienza privata con il direttore del carcere Cosimo Giordano. Arrivato al suo cospetto, Mario Tuti gli puntò una pistola alla testa, spingendo il direttore ad allertare le guardie. Risposero alla chiamata, però, altri 5 detenuti, in accordo con Tuti, Mario Ubaldo Rossi, Mario Marrocu, Gaetano Manca, Mario Cappai e Mario Tolu. Iniziarono i 7 giorni di sequestro del carcere di Porto Azzurro per mano dei sei detenuti. La vicenda, però, loro malgrado si concluse con nulla di fatto, dopo pochi giorni Mario Tuti e i rivoltosi persero l’appoggio degli altri detenuti. Nel frattempo, Antonietta Fiorillo dall’esterno gli teneva testa e non aveva ancora garantito agli uomini alcun beneficio, e loro furono costretti ad abbassare le armi, interrompendo il loro tentativo di fuga.
Evasione dal carcere di Porto Azzurro: chi era Mario Tuti
Mario Tuti durante quelle sette giornate di sequestro del carcere fu visto dai media come la mente dietro al piano d’evasione, capo dei rivoltosi. Tuttavia, loro in diverse sedi dichiararono di non aver mai avuto un capo ma di aver agito con un gruppo compatto di uomini in accordo l’uno con l’altro. Inoltre, per Tuti non era possibile organizzare un piano così articolato, come sostenne Antonietta Fiorillo, “poiché era a Porto Azzurro da troppo poco tempo, e anche se conosceva già quella struttura, non aveva avuto il tempo di organizzare un piano di evasione”.
Chi è Mario Tuti?
Mario Tuti nacque nel 1946 a Empoli e condusse una vita piuttosto tranquilla fino al 1975. Il 24 gennaio di quell’anno Tuti, che nel frattempo si era iscritto al Fronte Nazionale Rivoluzionario, uccise due dei tre uomini della polizia incaricati di perquisire casa sua. Riuscì a scappare, latitando per qualche anno ma finendo comunque per farsi arrestare. Nel 1980 venne ritenuto colpevole per la strage al treno Italicus del 1974 che costò la vita a 12 persone, ricevendo una condanna a 20 anni. Nel ‘81, detenuto al carcere di Novara, uccise il fascista bresciano Ermanno Buzzi (anche lui detenuto a Novara) con un altro detenuto. Dopo le vicende di Porto Azzurro, però, divenne un detenuto modello, tanto che nel 2000 chiese la semilibertà, che gli venne concessa definitivamente nel 2004.