Ex postino di San Casciano Val Pesa, classe 1927, Mario Vanni è rimasto impresso nella storia dei delitti del Mostro di Firenze come il compagno di merende di Pietro Pacciani. Dichiaratosi innocente fino alla fine, l’uomo è morto a 82 anni nel 2009. Ancora oggi intorno a questa pagina di cronaca nera italiana, aleggiano alcuni punti interrogativi, soprattutto sui protagonisti che ne hanno animato le vicende e che hanno mantenuto per tanti anni nella morsa terrore, non solo la città di Firenze, ma una nazione intera.
I delitti seriali del Mostro di Firenze, chiamato così dai media, perpetrati contro le giovani coppie che si appartavano al calar del sole, tra il 1974 e il 1985 nella provincia fiorentina, portò alla condanna definitiva nel 2000, due uomini, con l’accusa di essere gli autori materiali di quattro duplici omicidi, ossia Mario Vanni e Giancarlo Lotti. Pietro Pacciani, prima condannato, poi assolto, morì prima del processo di appello. Fu proprio Mario Vanni durante il processo a dichiararsi il compagno di merende di quest’ultimo. Morì dopo aver aver sofferto una condizione di salute precaria, motivo per cui, negli ultimi 5 anni, la pena gli era stata sospesa. Gli ultimi anni della sua vita li ha trascorsi in una casa di riposo.
Chi c’era dietro il Mostro di Firenze: Mario Vanni si dichiarava innocente
Sulla presunta innocenza di Mario Vanni si è discusso molto, sia in televisione che sui giornali. Tra tutti, fu proprio il suo avvocato a ribadirlo più volte, soprattutto il giorno della morte del suo assistito: “Povero Vanni, era assolutamente innocente”, commentava a caldo ai giornali, Nino Filastò che lo difese nell’inchiesta bis sui delitti del Mostro di Firenze. Un mostro che tutti si immaginavano come un serial killer professionista, immagine che si rivelò poi distorta, visto che dietro gli efferati omicidi, si nascondeva una banda di semi analfabeti, ma furbi e senza pietà.
Si arrivò alla conclusione che Mario Vanni apparteneva proprio alla banda di cui facevano parte anche Fernando Pucci e Giancarlo Lotti, tutti autori delle aggressioni alle coppie di fidanzati, omicidi che sfociavano anche in atti di mutilazione nei confronti delle donne. La sentenza della corte d’assise del 1998 lo confermò: per i giudici Vanni e Lotti agivano dietro suggerimento di Pietro Pacciani, il quale però ebbe un percorso giudiziario diverso. Ma chi era Mario Vanni? Era nato a San Casciano in Val di Pesa ed era un portalettere in pensione.
Chi era Mario Vanni
Chiamato Torsolo, Mario Vanni appariva come una persona goffa e impacciata. Questa sua peculiarità lo rese popolare nelle vicende giudiziarie sull’inchiesta del Mostro di Firenze. Fu lui effettivamente l’inventore della locuzione “compagno di merende”, un’occasione che i media di allora presero al volo caricandola di enfasi per titoli e contenuti. Il Vanni infatti, in qualità di testimone, nel rispondere al giudice, alla domanda: “Signor Vanni, che lavoro fa lei?” disse “Io sono stato a fa’ delle merende co’ i’ Pacciani no?” Eppure c’è chi credeva alla sua innocenza.
Lui stesso lo urlò più volte: “Sono innocente, io non ho fatto nulla. E’ tutta colpa di quel bugiardo del Lotti, mi accusa, mi infama e non capisco perché” commentò piangendo, dopo aver sentito la sentenza. Poi arrivò la terza inchiesta che ipotizzò l’esistenza di una setta satanica dietro i delitti del Mostro di Firenze. Sentenza che prese vita proprio grazie ad alcune dichiarazioni sconclusionate dell’ex postino. Mario Vanni aveva un linguaggio colorito e se ne usciva con interventi rabbiosi. Fu condannato all’ergastolo, pena che gli venne sospesa per motivi di salute, perchè affetto da demenza senile. Il 12 aprile del 2009 fu ricoverato presso l’ospedale di Ponte a Niccheri, morì il giorno dopo.