Nella docu-fiction “Storia di Nilde”, incentrata sulla storia di Nilde Iotti, a 20 anni dalla sua scomparsa, trova spazio anche la figura importante di Marisa Malagoli, figlia adottiva di Nilde e di Palmiro Togliatti, nonché sorella di un operaio morto durante la manifestazione del gennaio 1950. All’epoca, Marisa aveva appena 6 anni, suo fratello Arturo 21 quando rimase vittima, insieme ad altre cinque persone, dell’eccidio di Modena. La sua era una famiglia molto numerosa: “eravamo 12 figli”, ha ricordato in un vecchio articolo di Liberazione, e abitava in una casa di campagna a Nonantola. “La mia era una tipica famiglia patriarcale”, ha raccontato. Suo padre era nato nel 1893, lo stesso anno del padre adottivo Togliatti. Lei, la figlia più piccola, insieme al fratello ventenne Arturo e ad un altro fratello, Giuseppe, si definivano “i più politicizzati della famiglia”. La differenza tra i suoi due fratelli consisteva nel fatto che a differenza di Giuseppe, Arturo scelse di lasciare la campagna per trasferirsi in città dove lavorava in fabbrica. “Questi due miei fratelli “politicizzati” sono uno dei miei ricordi più vivi”, ha ricordato Marisa. Fu il fratello Arturo a comunicare alla famiglia l’attentato a Togliatti al quale fortunatamente sopravvisse. Nei suoi ricordi però, resta indelebile l’uccisione del fratello: “Il giorno in cui venne ucciso, ricordo che io tornavo a piedi da scuola con mia sorella Renata. Era un giorno bello ma freddo. Da lontano cominciammo a renderci conto che era successo qualcosa, c’era la polizia e quando fummo vicine alla casa sentimmo le urla e il pianto di mia madre. Il giorno dopo, c’era una nebbia terribile, fummo tutti portati in auto (e quello era già un evento, all’epoca le macchine erano una rarità) all’obitorio dell’ospedale di Modena. La scena mi è rimasta impressa: il corpo di mio fratello, il sangue dappertutto, per terra e sul lenzuolo, gli altri morti”.



MARISA MALAGOLI, FIGLIA ADOTTIVA DI NILDE IOTTI E PALMIRO TOGLIATTI

L’eccidio di Modena segnò per Marisa Malagoli uno spartiacque. Dopo il 9 gennaio 1950, per lei cambiò tanto anche sul piano personale: “Togliatti, venuto a Modena in seguito all’eccidio, decise con Nilde Iotti di aiutare una delle famiglie coinvolte. La scelta cadde su di noi. Il tramite fu l’onorevole Gina Borellini, una partigiana medaglia d’oro alla Resistenza, che in guerra aveva perso un arto. Anche dietro spinta dei miei fratelli e delle mie sorelle, fu stabilito, con una specie di accordo reciproco, che io andassi a Roma a studiare. Quello dello studio era un mito dei miei fratelli che non avevano potuto andare oltre la quinta elementare: erano consapevoli che andare a scuola era il mezzo per cambiare la propria condizione”. Fu proprio l’idea di lasciarla studiare che convinse la madre a lasciarla andare a Roma, nonostante le titubanze inevitabili. Da quel momento Marisa iniziò a vivere sempre con Nilde e Palmiro Togliatti. “Prima che io compissi i diciotto anni, Togliatti, riuscì, con un’azione legale, a darmi il suo cognome. Infatti io mi chiamo Malagoli Togliatti. La scelta era caduta su di me perché io ero la più piccola e avevo appena cominciato la scuola, ero in prima elementare. Fui certamente privilegiata”, ha aggiunto. Tuttavia, i rapporti con la sua famiglia di origine sono sempre rimasti molto forti e paradossalmente, ha rivelato, per Nilde soprattutto dopo la morte di Togliatti, “i Malagoli sono stati quasi l’unica famiglia di riferimento”.

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