Il mese di gennaio del 1950 sarà significativo per Modena, per via dell’eccidio delle Fonderie Riunite. Ancora di più per Marisa Malagoli, che quel giorno perderà il fratello Arturo, una delle sei vittime registrate fra la classe operaia. Durante i funerali, Palmiro Togliatti farà scivolare un biglietto nelle mani della sua compagna di vita e partito Nilde Iotti: “Una frase semplicissima. ‘E se aiutassimo una di queste famiglie?’. Tra gli operai morti c’era un padre ma poi decisero altro per esaudire quel desiderio e alla fine trovarono me”, ha detto tempo fa la Malagoli a Dipiù. Quella bambina, figlia di un contadino con dodici figli, verrà così affidata a Togliatti. “Convinti dai miei fratelli, mamma e papà accettarono”, racconta ancora, “seppure a malincuore, di lasciarmi andare. Mi trasferii a Roma, anche se tutte le estati li raggiungevo a Nonantola, il mio paese vicino a Modena. Avevo una nuova famiglia ma non dimenticavo quella che mi aveva fatto nascere“. Della vita vissuta con Togliatti e Iotti, la Malagoli ricorda alla perfezione l’affetto e l’allegria che si respirava in casa. “Papà era il segretario del più grande Partito Comunista dell’epoca“, racconta, “la sua vita pubblica era rigorosa, ma in privato viveva con leggerezza. Amava fare battute, prendere in giro Nilde tutte le volte che poteva con filastrocche che inventava sul momento. Se discutevano, per prenderla in giro diceva: ‘Parla bene Nilde Iotti ma sa fare meglio i risotti'”.
Marisa Malgoli, il senso di protezione grazie ai genitori Palmiro Togliatti e Nilde Iotti
Oggi psichiatra, Marisa Malagoli non dimenticherà mai quel senso di protezione vissuto grazie all’impegno dei genitori adottivi. Quando Palmiro Togliatti deciderà di lasciare la moglie per Nilde Iotti, l’Italia inizierà a mostrare un interesse morboso nei confronti della loro storia d’amore. Anche la Malagoli avrebbe potuto farne le spese: “Solo crescendo abbiamo affrontato l’argomento“, ha detto al settimanale Dipiù, “ricordo che mia madre cambiava sguardo. Si vedeva che soffriva per quella vicenda, per la cattiveria dei giudizi”. Oggi, giovedì 9 aprile 2020, Rai 3 trasmetterà nella sua seconda serata il documentario Leonilde Iotti, detta Nilde. Decisa e dolce allo stesso tempo, Nilde entrerà in crisi alla morte di Togliatti, avvenuta nel ’64. “I primi due anni non furono facili”, rivela la figlia adottiva, “Mia madre entrò in crisi. Ci furono ripercussioni fisiche e psicologiche, non riconoscevo più quella donna di ferro che non si spezzava di fronte a niente. Fu in quel periodo che il nostro rapporto si trasformò: non eravamo più solo madre e figlia ma due amiche che si alleavano per uscire dal periodo più duro della loro vita”. Nei ricordi più vivi della Malagoli ci sono però anche due dei suoi fratelli maggiori, il primogenito Arturo e Giuseppe, entrambi i più impegnati nel mondo della politica rispetto al resto della famiglia. “Ho nitidissimi flash della campagna elettorale del 18 aprile del ’48”, ha detto a Liberazione in passato, “perché loro due erano molto indaffarati ad andare in giro a disegnare ovunque il simbolo del Fronte popolare, quello con la faccia di Garibaldi, o fai innalzare la bandiera rossa sull’albero più alto vicino casa. Un altro ricordo è il 14 luglio ’48. Io stavo con mia madre e gli altri figli piccoli sotto il portico a fare lavori di campagna. Era pomeriggio, quando mio fratello Arturo arrivò da Modena portando la notizia dell’attentato a Togliatti”.