Marisa Merico, chi è: la figlia di Emilio Di Giovine, boss della ‘ndrangheta
La storia di Marisa Merico sarà al centro della nuova puntata (in replica) di Cose Nostre, il programma in onda nella seconda serata di oggi di Rai1. Nipote di Maria Serraino, negli anni Ottanta a capo delle cosche più potenti della ‘ndrangheta, Marisa è figlia di Emilio Di Giovine. Un nome importante tra i boss della ‘ndrangheta, poichè era considerato colui che armò la guerra in Calabria grazie al grande traffico di droga e armi che gestiva. Anche Marisa, sin da giovanissima, ha avuto un ruolo significativo negli loschi affari della cosca di famiglia dal momento che il suo unico grande desiderio era quello di rendere orgoglioso il padre. Per conto del boss, prese in mano le redini in un momento di “crisi” del padre per occuparsi personalmente di droga e riciclaggio di denaro.
Non era un caso che Marisa Merico venisse chiamata “Mafia princess” rappresentando la donna più desiderata e temuta d’Italia. A soli 19 anni fu lei a gestire gli affari del padre diventando una vera e propria “Miss ‘ndrangheta”. Oggi all’età di 52 anni e dopo aver scontato tre anni di galera, Marisa ha cambiato vita e vive a Londra. Il padre continua ad essere l’amore della sua vita. In una intervista dello scorso maggio al Corriere della Sera, Marisa Merico ha raccontato la sua storia, per certi versi affascinante. Fino a nove anni è cresciuta in Italia, a Milano, nella casa dei nonni insieme a zii e cugini, poi in una casa popolare con la madre.
Marisa Merico, alla guida degli affari del padre: la nuova vita oggi
Sebbene la nonna di Marisa Merico fosse definita la criminale più pericolosa d’Italia, fu anche la donna che la allattò. “Tutti avevano paura di lei. Io però ho conosciuto il suo lato buono: mi abbracciava, mi teneva sulle ginocchia. Diceva “come sei bella””, ha raccontato la 52enne nella sua recente intervista. Poi a 9 anni va a vivere a Londra con la madre. Una volta cresciuta però, il suo ritorno in Italia fu inevitabile. Marisa ricorda quelli che furono gli anni d’oro dei Giovine-Serraino, agli inizi degli anni Novanta: “mio padre era ricchissimo, multimiliardario. Amministrava un impero commerciale in continua espansione, con circa duecento persone che lavoravano per lui. Aveva contatti in Olanda, Belgio, Francia, Germania, Svizzera, Regno Unito, Colombia e Stati Uniti. I profitti del narcotraffico erano reinvestiti in attività legali, immobili, o riciclati”, ha ricordato.
All’età di 19 anni, con l’arresto del padre subentrò lei negli affari di famiglia. “Torno a Milano e comincio il vero apprendistato nella ‘ndrangheta”, ha dichiarato. Da allora iniziò a fare il corriere di denaro e armi, anche in gravidanza. Quando fu arrestata la figlia era ancora piccola: trascorse del tempo prima in carcere in Inghilterra, poi in Italia. Oggi però la sua vita è completamente diversa: a luglio ha sposato un ingegnere meccanico conosciuto prima della pandemia. Anche suo padre, dal 2003 collaboratore di giustizia, vive con lei a Londra dove si è rifatto una nuova vita archiviando del tutto il suo passato criminale.