Libri, interviste e biografie hanno ripercorso in questi anni la storia di Marisa Malagoli Togliatti, la figlia adottiva dello storico segretario Pci e della compagna Nilde Iotti: la chiacchierata però fatta con il Quotidiano Nazionale in occasione dei 58esimo anniversario della morte “papà Palmiro” entra nei dettagli anche molto intimi della “famiglia allargata”, una delle prime famose in un’epoca dove era tutt’altro che una consuetudine.



Marisa Malagoli – oggi 77enne psichiatra e professoressa a Medicina e Chirurgia e Psicologia alla Sapienza – venne infatti adottata dalla coppia ‘clandestina’ nel Partito Comunista Italiano dopo che il fratello Arturo venne ucciso nella tragedia delle Fonderie Riunite di Modena: «Togliatti scrisse un biglietto a Nilde Iotti (“E se aiutassimo una di queste famiglie?”), proponendole di sostenere una delle famiglie colpite dai lutti e la scelta cadde su quella più numerosa e in difficoltà economiche». Fu proprio Marisa ad essere “prescelta” per andare a Roma a studiare e vivendo con i nuovi genitori adottivi, chiamati zii per scelta degli stessi Nilde e Palmiro in rispetto della famiglia Malagoli (con la quale rimasero sempre in ottimi rapporti). «Facevo i compiti dal lato di un grande tavolo dello studio dove Togliatti, sedendo dall’altra parte, scriveva i suoi articoli per l’Unità o preparava insieme a Marcella Ferrara la rivista Rinascita. Ho conservato i quaderni con le correzioni di Togliatti sui temi che scrivevo», racconta commossa Marisa al QN.



“NILDE CROLLÒ DOPO LA MORTE DI TOGLIATTI: DIVENTAMMO AMICHE”

Un aneddoto simpatico lo racconta Marisa Malagoli in ricordo di quegli anni di studio in casa Togliatti: «Nilde e Palmiro si divertivano molto per il fatto che io facevo lunghe telefonate con i miei compagni di scuola per tradurre dal greco Senofonte oppure Omero: sapevano che le telefonate erano intercettate dai servizi segreti di allora che sospettavano che quella lingua “sconosciuta” contenesse messaggi in codice». Un’adolescenza tra scuola, amicizie e rapporti intimi che si incrociavano alle fitte trame politiche che passavano da casa Togliatti e diretta sull’asse Roma-Mosca. «Togliatti era il segretario del più grande Partito comunista del mondo occidentale: aveva enormi responsabilità e, dunque, la sua vita politica era rigorosa al massimo. Ma nel privato, in famiglia, sia lui sia Nilde erano molto divertenti. Si rideva, si scherzava, c’era un clima allegro, Togliatti faceva spesso battute su Nilde, la prendeva in giro. Con me erano molto presenti», racconta ancora la figlia adottiva, in ricordo dei due genitori adottivi con lei sempre «molto dolci» e per nulla austeri come potevano sembrare esteriormente. Il ricordo si fa però più triste quando riemergono i racconti di quell’agosto 1964 in Crimea, dove Palmiro Togliatti venne colto da un malore fatale nella villa degli Zar a Yalta mentre attendeva di incontrare Krusciov: «Il 13 agosto Togliatti doveva andare al campo dei pionieri di Artek sul Mar Nero, ma io e Nilde non lo accompagnammo perché impegnate a dattiloscrivere il memoriale. Mentre stavamo terminando il memoriale – Nilde dettava e io battevo sulla tastiera – arrivò un funzionario e ci informò del  grave malore di Togliatti». Dopo quel fatto Nilde Iotti e Marisa Malagoli si strinsero ancor di più insieme, come mai prima d’ora: «lei entrò in crisi e non pareva più la donna di ferro che nulla poteva abbattereFu in quel periodo che il nostro rapporto si trasformò: non eravamo più solo madre e figlia ma due amiche che si alleavano per uscire dal periodo più duro della loro vita. Anzi, dopo la morte di Togliatti, i Malagoli sono stati quasi anche la sua unica famiglia di riferimento».

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