Comincia con un passo falso l’esperienza di Elon Musk da numero uno di Twitter. Essere paladini del free speech non vuol dire, infatti, diventare megafono delle fake news. Di fatto, il fondatore di Tesla ha rilanciato sul social, che ha recentemente acquistato, una notizia sull’aggressione al marito di Nancy Pelosi presa però da un sito noto per diffondere teorie cospirazioniste, alimentando il timore degli inserzionisti riguardo il rischio che il social si riempia di insulti e bufale. Dopo che Hillary Clinton aveva accusato i repubblicani di aver diffuso odio e teorie dei complotti che hanno portato a simili episodi di violenza politica, Elon Musk ha replicato dando credito ad un articolo del Santa Monica Observer, secondo cui il marito della Speaker della Camera Usa era ubriaco e l’assalitore era un gay andato lì a prostituirsi.
«C’è una piccola possibilità che in questa storia ci sia più di quello che si vede a occhio nudo», aveva commentato Elon Musk. Ignorava evidentemente che quello di Santa Monica è un sito squalificato, famoso da anni per le storie false e le teorie strampalate che pubblica. Ad esempio, nel 2016 sostenne che Hillary Clinton era morta e che un suo clone aveva dibattuto con Donald Trump nel confronto tra i candidati alla Casa Bianca. Qualche ora dopo, il tweet di Elon Musk è sparito, ma diverse testate giornalistiche hanno riportato che aveva linkato all’articolo nel suo tweet poi sparito.
ELON MUSK, LA BATTUTA SUL NYT E L’ATTACCO DI LEBRON
Quando anche il New York Times ha ricostruito questa vicenda, Elon Musk ha replicato accusando il giornale di dire il falso. Non ha negato di aver pubblicato e cancellato quel tweet, ma scritto: «Non ho mai condiviso articoli del New York Times» , battuta con la quale ha bollato il quotidiano della Grande Mela di diffondere bufale. In realtà, l’ha diffusa lui, proprio lui che aspira «a fare di Twitter la più rispettata delle piattaforme pubblicitarie del mondo». Il nuovo proprietario di Twitter ha poi annunciato la creazione di un consiglio per la moderazione dei contenuti, di cui faranno parte esperti di varie estrazioni e tendenze, per definire una nuova politica a garanzia del free speech su Twitter, senza che però diventi «un luogo infernale, caotico e senza regole».
Nel frattempo, però, è aumentato del 500% l’uso della parola “negro” in appena due giorni, infatti LeBron James, campione di basket ora ai Lakers, gli ha mandato un messaggio: «Non lo conosco e non mi importa chi è il proprietario di Twitter, ma mi auguro che agisca subito per fermare tutto questo. È spaventoso: qui c’è gente che confonde la diffusione di odio con la libertà di parola». A rispondergli Yoel Roth, responsabile per la Sicurezza e l’Integrità di Twitter: «Le nostre politiche non sono cambiate: da noi non c’è spazio per l’odio. Stiamo lavorando per bloccare i tentativi di chi cerca di far apparire il contrario. Nelle ultime 48 ore 50 mila tweet violenti sono arrivati da appena 300 account: sono quasi tutti utenti fasulli. Siamo cercando di mettere al bando queste campagne di troll».