A sorpresa, Putin ha fermato in tv l’attacco all’acciaieria Azovstal, ordinando di sorvegliarla, in modo da impedire l’ingresso e l’uscita. Al tempo stesso si è congratulato con il ministro della Difesa Shoigu per la presa di Mariupol, ottenendo però, a stretto giro, una smentita americana. 

“Sì, credo che Mariupol sia caduta, se si esclude l’acciaieria” dice al Sussidiario Vincenzo Giallongo, colonnello dei Carabinieri, esperto di sicurezza, numerose missioni estere alle spalle (Albania, Iraq, Kuwait, Kosovo). Giallongo era a Nassiriya il 12 novembre 2003, giorno dell’attentato di al Qaeda contro la base italiana. “Putin ha invaso l’Ucraina per conquistarla e avvicinarsi geograficamente al suo potenziale nemico che è la Nato” spiega Giallongo, “ma le cose non sono andate come dovevano. Ora punta al Donbass e al controllo del Mar Nero. E deve fare presto, per non scontentare gli oligarchi. Il resto della partita dipende da Zelensky e dai suoi accordi con Usa e Gran Bretagna, che non conosciamo”.



Partiamo dalla notizia del giorno. Putin ha fermato l’attacco all’acciaieria Azovstal. Perché?

Perché ha paura di perdere troppi uomini. Putin sa bene che quei 1500 uomini trincerati nell’impianto farebbero pagare a Mosca un prezzo enorme. Lo stabilimento dispone di numerosi labirinti e sotterranei tali da costringere i russi ad una ricerca uomo per uomo.



Nello stesso tempo, Biden mette in dubbio che Mariupol sia caduta. Secondo lei come stanno le cose?

Sì, credo che Mariupol sia caduta se si esclude la sacca di resistenza asserragliata all’interno dell’acciaieria. Putin non ordinerà un attacco fin quando non si sentirà minacciato direttamente. Ma lo trovo improbabile. Anche se giungessero armi importanti agli ucraini, questi dovrebbero pensare ad un contrattacco, prima di pensare a una liberazione dello stabilimento. E quindi concentrare l’attenzione sul grosso dei reparti russi. 

Perché l’ordine di non attaccare è stato trasmesso in tv?



È una scelta di comunicazione, una mossa studiata. Putin, che oramai agli occhi dei più è considerato un criminale di guerra, deve recuperare un minimo di immagine e quindi ha fatto in modo che la notizia arrivasse platealmente in Occidente.

Qual è il grado di preparazione delle truppe ucraine? 

Nelle forze ucraine sono stati arruolati praticamente tutti, impartendo una preparazione sommaria. Certamente queste persone non fanno testo. Invece la qualità dei soldati che stanno combattendo nei luoghi contesi, come Azovstal, le due repubbliche del Donbass o il fronte centro-orientale, è elevata. Molto di quei militari si sono addestrati con le forze Nato. 

E le truppe russe? Sugli errori russi si sta scrivendo e dicendo molto.

La mia opinione è che Putin abbia dato credito a chi, negli stati maggiori, gli aveva presentato una “operazione speciale” molto più facile di quella che si è rivelata nella realtà. Questo spiega l’invio di soldati di leva, inesperti, e le batoste prese in diversi fronti. Adesso invece, se vuole conseguire obiettivi permanenti, Putin deve servirsi di personale qualificato. Vedremo alzarsi anche il livello delle forze russe.

Qual è il suo scenario per il Donbass, che viene ritenuta la sfida definitiva?

Non sappiamo cosa realmente voglia Putin e quali siano i suoi piani. Possiamo soltanto supporlo. Quanto a Zelensky, moltissimo dipende da lui. Bisognerebbe sapere che cosa gli hanno promesso gli Stati Uniti e la Gran Bretagna.

Che cosa intende?

Quanto intendono ancora rifornirlo e con quali armi? Gli consentiranno di contrattaccare nel Donbass, anche con forze che attualmente si trovano nell’ovest? In tal caso, la guerra continuerà, anche se i russi tra alcuni giorni prendessero Mariupol.

Altrimenti?

Se invece gli fanno capire che è meglio sedersi e trattare, rinunciando a Mariupol e alle due repubbliche, allora Zelensky potrebbe mandare segnali diversi. Ma anche la Russia è un’incognita. Non sappiamo se realmente i russi vorranno trattare.

Questo ci porta ai veri obiettivi di Mosca.

Penso che a Putin non importi granché la protezione dei russofoni in Donbass, se non in quanto gli consentono di impadronirsi di una regione molto ricca, sia come industrie che come materie prime, unendola alla Crimea. In questo modo Putin diventerebbe il padrone incontrastato del Mar Nero, dove potrebbe mettere basi aeree e missilistiche, avvicinando il proprio potenziale bellico all’Europa e all’Eurasia.

Non voleva uno Stato-cuscinetto filorusso?

Invadere uno Stato è il più grave attentato alla sua sovranità. Se si vuole uno Stato-cuscinetto non lo si invade militarmente, si condiziona la sua politica. Putin ha invaso l’Ucraina per conquistarla e avvicinarsi geograficamente al suo potenziale nemico che è la Nato. 

In un modo o nell’altro si arriva sempre a questo punto. Qual è la sua opinione in proposito? 

Non possiamo capire capire cosa sta succedendo se non partiamo da più lontano, dal 1994, quando la Russia con il Memorandum di Budapest decide di patteggiare con l’Ucraina la restituzione di tutto l’arsenale atomico dell’ex Urss. A metà degli anni Novanta Eltsin è già in declino, nel 1998 Putin è capo dell’Fsb (ex Kgb, ndr). Probabilmente è allora che prende forma il progetto di ricostituire la potenza imperiale russa. La prima guerra cecena finisce nel 1996, la seconda comincia nel ’99. Nel 2008 tocca alla Georgia.

Putin si avvicina alla Nato, ma anche la Nato si è avvicinata alla Russia, con gli allargamenti post-guerra fredda che vanno dal 1999 al 2020.

Vero. Al contrario della Russia putiniana gli Usa sono un grande Paese democratico, ma in politica estera hanno fatto errori a non finire. L’allargamento rapidissimo è uno di questi. L’altro riguarda l’operazione Allied Force contro le forze serbe in Kosovo. Come si fa a criticare l’invasione dell’Ucraina quando gli Usa, e la Nato a rimorchio, hanno fatto lo stesso nell’ex Jugoslavia? Un valido argomento per il Cremlino.

Lei ha partecipato alla missione Kfor in Kosovo. Che cosa può dirci?

Posso confermare che gli Usa hanno conseguito il loro vero obiettivo: un territorio su cui installare una base missilistica più ad est (rispetto alle basi Nato in Sicilia, ndr) dalla quale controllare l’Eurasia. Si trova nei pressi di Pristina ed è grande come una città. Una giustificazione perfetta per Putin.

La Russia ha invaso l’Ucraina con un’operazione che sotto il profilo strettamente militare lascia perplessi molti analisti. Nello stesso tempo continua a sviluppare il potenziale nucleare. Qual è la vera Russia? 

Entrambe. Questo è un punto che va chiarito. L’Ucraina è un Paese che gli Usa e la Cina, per le forze di cui dispongono, avrebbero potuto conquistare in 2-3 settimane, invece Putin, dopo quasi due mesi di guerra, è ancora impelagato. Il fatto è che la Russia non ha un potenziale bellico di armi convenzionali adeguato alle sue ambizioni. L’“operazione militare speciale” mostra che i suoi armamenti bellici convenzionali sono ormai vecchi e in parte superati. Per questo Putin minaccia continuamente la guerra nucleare: Mosca ha un grande potenziale atomico, pericolosissimo, ma sproporzionato rispetto alla sua capacità offensiva convenzionale. 

Come si spiega?

Teniamo presente che il Pil della Russia è inferiore a quello dell’Italia. Questo obbliga a fare una scelta, e ad investire più soldi nelle armi che rappresentano l’assicurazione sulla vita della Federazione Russa, privilegiando la ricerca per armi atomiche, chimiche, batteriologiche su quelle convenzionali. 

E questo ha avuto ricadute tangibili nel teatro ucraino?

È la sproporzione tra la capacità offensiva convenzionale russa e quella nucleare. Credo che a Putin siano state fatte promesse non all’altezza degli obiettivi. Il Cremlino pensava di vincere facile attaccando Kiev, quando si è accorto di non farcela si è spostato ad est ripiegando sullo scopo dichiarato della missione: il Donbass. Che, come ho detto, insieme al Mar Nero ha una sua autonoma valenza strategica.

Zelensky continua a difendere l’integrità territoriale. Ma così non rischia di sfinire l’Ucraina, allontanando le trattative e prolungando la guerra?

Certamente. Anch’io sono convinto che la situazione per Kiev sia insostenibile. Delle due l’una: o Zelensky è irremovibile perché sa che le armi occidentali gli permetteranno un contrattacco, oppure prende tempo, senza cedere, sperando di indurre gli alleati occidentali a sostenerlo, finora riuscendoci. La differenza è sottile, ma c’è.

Non è comunque un azzardo?

Certe armi di altissima qualità, come sono quelle americane, hanno bisogno di tempo per essere padroneggiate. 

Secondo lei come avviene la fornitura?

Gli ucraini vanno a prendere le armi in Polonia in una striscia di territorio che dista non più di 20 km dalla località ucraina. Nel momento in cui le armi passano la frontiera, spariscono. È verosimile che siano trasportate singolarmente. Nessuno farebbe una colonna di trasporto, perché sarebbe facile attaccarla.

Perché i russi non hanno mai bombardato? 

Evidentemente ritengono di non potersi permettere un attacco nei pressi di una frontiera dove il rischio di incidente è altissimo. Ciò non esclude, purtroppo, che altri vorrebbero procurarlo.

Si dice che Putin debba esibire un risultato entro il 9 maggio. È così importante?

Sì e no. Putin deve dare una risposta tangibile, non tanto ai russi in occasione della Parata della Vittoria, quanto a chi lo ha appoggiato finora, cioè i grandi oligarchi, che sono gli sponsor del regime. Non possono più mettere piede in Occidente e Putin meno di loro. Deve conquistare almeno il Donbass. Ecco perché dico che se Zelensky si sedesse domani a un tavolo di pace, non so quanto Putin sarebbe disposto a farlo. 

(Federico Ferraù)

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