RIAPERTI CORRIDOI UMANITARI: TERZO TENTATIVO DI EVACUAZIONE DA MARIUPOL
Questa mattina sono stati riaperti i corridoi umanitari anche da Mariupol, il terzo tentativo di evacuazione civili negli ultimi tre giorni: a poche ore dalla riapertura dei negoziati di pace tra Russia e Ucraina, il Ministero della Difesa di Mosca ha diramato via agenzia Interfax i passaggi considerati “liberi” per l’uscita dei civili dalle principali città ucraine assediate.
«Un cessate il fuoco è stato dichiarato dalle 10 di stamane, ora di Mosca, e sono stati aperti sei corridoi umanitari, di cui uno da Kiev a Gomel (Bielorussia), due da Mariupol a Zaporizhzhya (sud-est Ucraina) e Rostov sul Don (Russia meridionale), uno da Kharkiv a Belgorod (Russia occidentale) e due da Sumy a Belgorod e Poltava (Ucraina centrale)», ha spiegato il portavoce del Ministero Igor Konashenkov. Nella città di Mariupol devastata dalle condizioni umanitarie terribili – il dramma del piccolo Kirill è solo la punta di un iceberg umanitario disperato – restano enormi le difficoltà di lasciare le proprie case, spesso distrutte o incendiate dai bombardamenti russi: Dominik Stillhart, direttore delle operazioni per il Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR), ha fatto sapere che il percorso disegnato per il corridoio umanitario in uscita da Mariupol «è impraticabile in molti tratti perchè minato». Nell’intervista alla Bbc lo stesso responsabile della Croce Rossa ha spiegato che altri membri della CICR hanno cercato di uscire dalla città sul Mar d’Azov ma ben presto si sono resi conto che «la strada loro indicata dai russi era minata». Per Martin Schüepp, direttore regionale per Europa e Asia centrale della Croce Rossa, l’appello alla comunità internazionale è disperato: «La situazione a Mariupol è devastante. Le persone sono sempre più disperate. Per due giorni abbiamo cercato di aiutare con l’evacuazione dei civili che vogliono lasciare la città. La loro sicurezza è la nostra priorità».
SALTA ANCORA LA TREGUA A MARIUPOL: “SPARI SU CIVILI”
È saltata per la seconda volta in 2 giorni l’evacuazione dei civili di Mariupol, città da 500mila abitanti sotto assedio delle forze russe e filo-russe sul Mar d’Azov ormai da una settimana: l’ultima roccaforte dell’Ucraina nell’area prossima alla Repubblica separatista di Donetsk, Mariupol vive ormai ore di stremo e condizioni umanitarie ai limiti della catastrofe.
Tanto ieri quanto oggi il tentativo di far uscire dalla città senza ormai più acqua potabile ed energia elettrica è miseramente fallito: «a causa dei bombardamenti russi», è l’accusa lanciata dal Governo ucraino, pronta la replica del Cremlino che invece parla di responsabilità ucraine sul mancato sfruttamento dei corridoi umanitari creati appositamente per condurre civili di Mariupol (ma anche di altre città ucraine sotto assedio) in salvo. «La Russia viola gli accordi e continua a lanciare missili e bombe contro Mariupol e altre città ucraine», è stata la denuncia lanciata ieri sera dal Ministero degli Esteri di Kiev, «i bombardamenti in corso rendono impossibile l’apertura di corridoi umanitari per l’evacuazione sicura dei civili e per la consegna di medicinali e cibo». Proprio a seguito di quella denuncia, per oggi era stato concordato un nuovo “cessate il fuoco” con partenza alle ore 11 dell’evacuazione: la tregua sarebbe poi durata fino alle 21 ore italiane.
CAOS EVACUAZIONE MARIUPOL: LE RECIPROCHE ACCUSE RUSSIA-KIEV
L’annuncio invece del consigliere del Ministro dell’Interno di Kiev, Anton Gerashchenko, ha visto implodere anche questa seconda fase di “cessate il fuoco” su Mariupol: «Non ci possono essere ‘corridoi veri‘ – ha scritto su Telegram il militare – perché solo il cervello malato dei russi decide quando iniziare a sparare e a chi». La conferma sull’interruzione dell’evacuazione arriva anche dalla Croce Rossa internazionale: «La gente vive nel terrore a Mariupol, alla disperata ricerca di sicurezza. Il tentativo di oggi di iniziare l’evacuazione di circa 200.000 persone è fallito. I tentativi falliti sottolineano l’assenza di un accordo dettagliato e funzionante tra le parti in conflitto». Nel comunicato diffuso sui social, è sempre l’organismo della Croce Rossa a denunciare «Non siamo e non possiamo essere garanti di un accordo di cessate il fuoco tra le parti o della sua attuazione. In qualità di intermediario umanitario neutrale e imparziale, abbiamo facilitato il dialogo tra le parti sul passaggio sicuro dei civili».Le accuse lanciate da Kiev contro la Russia vengono rispedite al mittente a Mosca: «sono le autorità ucraine ad aver fatto fallire le operazioni di evacuazione umanitaria da Mariupol», denuncia il Presidente Vladimir Putin durante il colloquio telefonico di circa 2 ore con l’omologo francese Emmanuel Macron. «Kiev continua a non rispettare gli accordi raggiunti su queste questioni umanitarie», conclude il Cremlino, «i nazionalisti ucraini hanno impedito le evacuazioni ieri da Mariupol e Volnovakh». L’appello lanciato solo 24 ore fa dal sindaco di Mariupol, disperato e accorato, non fa che “riecheggiare” in queste ore di grande apprensione per i civili abitanti di Mariupol, città strategica per i russi in quanto consentirebbe una canale ininterrotto tra il Donbass e la Crimea, entrambe a guida russa: «Non abbiamo altra scelta che lasciare la città», aveva detto sabato Vadym Boichenko, «Cari, cari residenti di Mariupol, da oggi comincia in città l’evacuazione dei civili. Questa non è una decisione facile, ma come ho sempre detto, Mariupol non è un insieme di strade e di case. Mariupol è i suoi abitanti. Siamo voi ed io. Il nostro principale compito è ed è sempre stato di proteggere le persone. Nelle condizioni che vedono la nostra città costantemente sotto il fuoco spietato degli occupanti, non c’è altra soluzione che mettere in condizione i residenti, ovvero voi ed io, di lasciare Mariupol in sicurezza».