Molti giornali online hanno mostrato ieri un video in cui un gruppo di soldati ceceni festeggia la conquista di Mariupol.

Il gruppo sembra guidato dal loro cappellano, che ai più sarà sembrato un pope ortodosso. In verità è il loro mullah. Lo possono capire bene anche quelli che non conoscono la lingua russa, perché alla fine risuona l’arcinoto grido: “Allah, ak bar”.



La nostra mente non può non riandare a scene già viste in Siria, in ben altro contesto.

Nel video i soldati ceceni, e la loro guida, si vantano di aver sterminato i nemici e di aver “ripulito” la città che così può essere consegnata al loro presidente. Parlano in russo, non in ceceno, perché il loro è un messaggio rivolto al presidente Putin.



Già, il loro presidente. Come già detto più volte occorre sottolineare che la Federazione Russa comprende una rilevante percentuale di popolazioni non russe, per lo più di religione musulmana.

Questi popoli hanno vissuto a fasi alterne rapporti non sempre amichevoli prima col potere sovietico, poi con quello della nuova Russia. Ricordate le due guerre in Cecenia e come fu vinta la seconda, con la distruzione di Grozny?

Ora, come dicono in molti, queste truppe comandate da Kadyrov sono state utili per fare quel “lavoro sporco” che molti soldati russi non sono capaci di fare, vuoi per impreparazione militare, vuoi per l’imbarazzo di molti a massacrare gente fra cui ci sono molti amici e anche parenti.



In fondo anche Hitler, pur contando sulle sue SS fanatiche, a volte dovette ricorrere a quei “mongoli” particolarmente temuti da certe nostre formazioni partigiane. In verità questi soldati non erano affatto mongoli, ma erano ex prigionieri di guerra provenienti dalle repubbliche sovietiche dell’Asia Centrale che avevano accettato di essere inquadrati nell’esercito tedesco, sfuggendo così alla morte praticamente certa a cui erano destinati molti loro compagni. La loro particolare ferocia derivava spesso dal fatto che, soprattutto nell’ultima fase della guerra, avevano capito che comunque, alla fine, sarebbero stati massacrati.

Torniamo a Mariupol. Si dice che la città è ormai nelle mani dei russi e che non vale la pena di stanare le ultime centinaia di ucraini rimasti nei sotterranei dell’acciaieria Azovstal. Se non si arrendono, che siano destinati alla morte terribile di chi muore per fame e per sete. Questi presunti “nazisti” non meritano nessuna pietà!

D’altra parte il presidente Putin potrà anche compiacersi del “lavoro” fatto dai ceceni a Mariupol e da altre parti, ma possibile che non abbia pensato che prima o poi dovrà pagare il conto anche a loro? Può darsi che mi sbagli, ma sulla sincerità dell’amicizia di Kadyrov non giurerei. Dopo aver dimostrato che le sue truppe di tradizione musulmana sanno come sconfiggere i cristiani, vuoi che, sostenuto dall’orgoglio del suo popolo, non cominci a riaprire il discorso dell’indipendenza della Cecenia?

E se Kadyrov volesse diventare lo Zelensky della sua nazione?

Certo, per noi occidentali, abituati di fronte a chiunque a domandarci se è di sinistra o di destra, questi discorsi da nazionalisti sono difficili da capire. Eppure come escludere che altre popolazioni, a cominciare dai daghestani, possano unirsi ai ceceni per pretendere la loro indipendenza?

Come dimenticare che già da oggi esistono forti tensioni coi russi, molto probabilmente sostenute dallo sceicco di turno? E i kazaki, gli uzbeki e i tagiki dell’Asia Centrale, legati da un patto difensivo (Ctso) con la Russia, ma preoccupati di non finire nel calderone delle sanzioni?

Capisco che in questo momento sembra che abbiamo a ben altre cose a cui pensare, ma forse è bene cominciare a riflettere, per non risultare ancora una volta impreparati.

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