Mark Rutte, il 53enne premier olandese tutto d’un pezzo e che, a dispetto della narrazione che ne viene fatta alle nostre latitudini e di alcune uscite per così dire infelici (volendo usare un eufemismo) nei confronti dell’Italia durante l’emergenza Coronavirus, è forse uno dei pochi leader europei che al di là delle posizioni politiche espresse ha mostrato quanto possa essere difficile e doloroso rivestire certe cariche. Durante la pandemia infatti la madre del politico olandese del Partito per la Libertà e la Democrazia è morta e lui non le ha fatto visita, rispettando come qualunque cittadino le regole imposte negli ultimi mesi in tutti i Paesi del Vecchio Continente, evitando strumentalizzazioni o vittimismi a beneficio dei social come accade a molti suoi colleghi nostrani e vivendo in modo privato il suo lutto. Esponente di punta di quel blocco di Stati rigorosi sui conti (al limite del “calvinismo” e di una tradizione fortemente improntata a una morale protestante) e da sempre ostili a una linea più morbida nei confronti di quelli del Sud, nonché fiero oppositore anche del meccanismo del Recovery Fund, Rutte ha perso la mamma lo scorso 13 maggio ma si è attenuto scrupolosamente a quelle regole che il suo stesso esecutivo aveva approvato in data 20 marzo.



MARK RUTTE, IL PREMIER OLANDESE PERDE LA MADRE MA NON LE FA VISITA PERCHE’…

La signora Mieke Rutte-Dilling è infatti spirata quasi due settimane fa nella casa di riposo dell’Aja (città nativa del premier) ma il Primo Ministro non ha potuto darle l’ultimo saluto e come ha spiegato uno dei suoi portavoce “ha rispettato tutte le direttive” anche se pare che la madre non sia morta affatto a causa del contagio da Coronavirus, nonostante nella stessa residenza si siano registrati diversi casi di positività al Covid-19. Insomma un addio alla madre in forma privata e che Rutte ha spiegato è stato vissuto da alcuni famigliari mentre lui ha auspicato la speranza di poter elaborare “in pace questa grande perdita” quando l’emergenza si sarà conclusa. Insomma da una parte emerge l’immagine di un politico inflessibile e che anche severamente non tollera nemmeno per se stesso l’eccezione alla regola, nonostante probabilmente l’opinione pubblica magari sarebbe stata dalla sua parte, e che dall’altra mostra come anche un personaggio pubblico possa vivere un dolore con dignità e senza strumentalizzarlo a fini politici. Tutto il contrario, come ricorda il “Corriere della Sera”, dell’omologo britannico Boris Johnson e del suo staff, con uno dei suoi collaboratori che negli ultimi tempi ha mostrato come le regole valgano solo per gli ordinary people mentre per lui si applica forse la celebre massima che pronunciò Alberto Sordi a proposito di quanto era a lui concesso nei panni del Marchese del Grillo…

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