Mentre le sigarette sono appena aumentate (non tutte, ma quasi, di un bel 20 centesimi a pacchetto, il modo più semplice per ogni governo insieme alla benzina per far cassa; tra queste le varie marche di Marlboro e Philip Morris, ma anche le Chesterfield) la Società italiana di Medicina Vascolare (SIMV) e la Fondazione collegata, con il sostegno incondizionato di PMI Science, ha lanciato a Roma nel corso di una presentazione un apposito progetto, un nuovo allarme salute. Apparentemente le solite cose: fumare fa male al cuore e alle arterie in primis, ma anche ai bronchi e ai polmoni. Basta un mozzicone seppur spento di sigaretta lasciato nel portacenere per danneggiare il cosiddetto albero respiratorio anche per i non fumatori che si trovano nei pressi di un portacenere. Smettere di fumare non significa stare immediatamente meglio, bisogna chiarirlo: ci vogliono ben 15 anni per abbassare il rischio cardiovascolare e tornare a stare come prima di aver cominciato. Ma smettere di fumare è difficile, lo sanno bene i fumatori che ci hanno provato tante volte invano. La dipendenza da nicotina, innanzitutto, una vera e propria droga che scorre nel sangue, ma anche il bisogno di scaricare lo stress che ci fa prendere in mano la sigaretta sempre più spesso durante la giornata. «Non bruciamo l’albero cardiovascolare» è il titolo della campagna promossa a Roma.
TUTTI I RISCHI PER LA SALUTE
Uno degli scopi offerti alla classe medica è quello di elaborare linee guida dedicate al fumatore con problematiche cardiovascolari che possano integrarsi all’interno dei cosiddetti PDTA, protocolli che supportano l’operatività dei Centri Antifumo nelle regioni d’Italia. Nell’ambito del progetto è previsto un tour di incontri itineranti, primi appuntamenti a Verona, Roma, Palermo, Cagliari e Catanzaro. Ed ecco i rischi, perché normalmente quando si parla di fumo si pensa solo al tumore polmonare. Invece guardate che lista: solo in ambito cardiovascolare ictus, infarto, angina, arteriopatie, coronarie compromesse e aneurisma.Insomma, le le broncopneumopatie che affaticano il respiro e le cardiopatie che ledono il cuore. “A livello internazionale sta prendendo piede una impostazione legislativo regolatoria basata sulle politiche di riduzione del danno”, ha sottolineato Pier Luigi Antignani, medico angiologo e chirurgo vascolare, aggiungendo che “le patologie correlate sono molto sensibili al fumo delle sigarette tradizionali”. “Dovrebbe essere prioritario smettere. Ma c’è chi soffre di queste e di molte altre patologie fumo-correlate e fa fatica a rinunciare. È quindi importante sottolineare – ha concluso il professor Antignani – che la filosofia della riduzione del danno integra le politiche di prevenzione e controllo”. E infine, visto i continui aumenti, fate il conto di quanto andrete a risparmiare smettendo di fumare…