Il giorno dopo la strage della Marmolada, dove un seracco di ghiaccio si è staccato improvvisamente per effetto delle temperature sopra la media ad alta quota, travolgendo alcuni alpinisti che si trovavano in quel momento in cordata (il bilancio di morti e feriti è ancora in aggiornamento), ai microfoni di Rai News 24 ha preso la parola Carlo Calenda, leader di “Azione”, il quale ha espresso il proprio punto di vista circa il dramma legato alla slavina di ghiaccio che non ha lasciato scampo agli escursionisti.



“Le tragedie non sono tutte prevedibili – ha esordito Calenda –. D’altro canto noi abbiamo fatto una proposta. La Francia ha fatto una legge sui danni del clima. Sui danni fatti occorre mettere in atto una cintura di sicurezza. Se sai che i ghiacciai si sciolgono devi decidere dove si può andare sui ghiacciai e dove no. Ecco, dobbiamo fare anche noi così”. Insomma, una sorta di turismo controllato, in modo da evitare catastrofi analoghe a quella che ha squarciato il pomeriggio italiano di domenica 3 luglio 2022.



CARLO CALENDA DOPO LA STRAGE DELLA MARMOLADA: SEGUIRE L’ESEMPIO DELLA FRANCIA

Carlo Calenda ha quindi esortato l’Italia a seguire l’esempio della Francia sulla legge climatica. Ma cosa dice, la normativa transalpina? Le ongfrancesi puntano il dito contro di essa, sostenendo che le misure non bastano neppure per tagliare del 40% le emissioni entro il 2030 (obiettivo dichiarato). Vi è poi l’obbligo per le mense pubbliche di offrire anche un’opzione vegetariana a pasto, oltre al taglio dei voli interni quando la tratta si può percorrere in treno in massimo 2 ore. Ancora in materia di aerei, stop ai progetti di espansione infrastrutturale, ma non a quelli già in corso o in programma.



Il rinnovamento degli edifici e la lotta alla povertà energetica non convincono invece le associazioni d’Oltralpe, che evidenziano nella legge l’assenza di interventi sulle grandi industrie inquinanti e sulle multinazionali, e i carenti divieti di spot pubblicitari a prodotti carbon-intensive. Insomma, in Francia la legge c’è, ma parrebbe migliorabile