Poco meno di un anno fa una frana sul ghiacciaio della Marmolada causò una vera e propria tragedia che costò la vita ad undici persone. Tra queste, c’era anche Davide Miotti, 51enne in escursione con la moglie, Erica Campagnaro, che oltre a perdere la vita, hanno lasciato soli i due figli, uno di 16 e l’altro di 25 anni. Il fratello di Davide, Luca, parlando con il Corriere della Sera ha espresso il suo totale disappunto per la decisione del Gip di Trento di archiviare il caso, bollandolo come un “crollo imprevedibile”.
Partendo, però, dal ricordare il fratello morto nel tragico incidente della Marmolada, Luca ricorda che nonostante “io ho la mia famiglia e lui la sua, non c’era giorno che non ci sentissimo“. La conseguenza più difficile da affrontare, spiega, ricade però sulla loro madre, che “ha 83 anni e vive da sola”. Racconta che “mio fratello passava a farle visita tutte le mattine”, e “da quel 3 luglio non c’è giorno che lei non aspetti che si apra la porta e ricompaia Davide con il suo sorriso contagioso”. La madre, continua a raccontare Luca, non riesce ad accettare la tragedia della Marmolada, “continua a ripetere che non è vero, che non è successo realmente e presto lui passerà a salutarla”.
Luca Miotti: “La tragedia della Marmolada si poteva evitare”
Passando, invece, a spiegare il suo punto di vista sulla tragedia della Marmolada, e soprattutto sull’archiviazione, Luca sostiene di non riuscire ad “accettare la decisione della Procura e del Gip“. Tuttavia, tra gli altri familiari delle vittime sembra che vi sia un’opinione totalmente differente, “ma fino ad oggi non c’è stata la volontà di un’iniziativa comune. Molte famiglie probabilmente stanno ancora vivendo il loro lutto”.
“Dopo un anno” dalla tragedia della Marmolada, spiega ancora Luca, “non riesco a rassegnarmi. Sono arrabbiatissimo all’idea che si voglia far passare tutto per un semplice incidente. C’erano delle persone che stavano facendo una passeggiata di routine in un sentiero accessibile e non erano tenute a sapere quali insidie si nascondevano sotto il ghiaccio. Piuttosto doveva saperlo chi ha il compito di fare i controlli e vigilare sulla sicurezza“. Infatti, sostiene che “sulla Marmolada non c’è stata una lettura corretta dei tanti segnali di allarme”, e chiude chiedendosi “perché nessuno ha limitato l’accesso ai sentieri, almeno nelle ore più calde?”.