Seconda svolta – questa ancora più clamorosa – nel 2021 per il caso dei due marò Salvatore Girone e Massimiliano Latorre, accusati da quasi un decennio dell’omicidio di due pescatori indiani avvenuto al largo delle coste del Kerala nell’India sud occidentale.

La Procura di Roma ha infatti chiesto l’archiviazione definitiva per i due fucilieri considerando le prove finora raccolte come «insufficienti a sostenere un processo». La prima grande svolta dopo il febbraio 2012 era giunta lo scorso 15 giugno con la decisione definitiva della Corte Suprema in India che chiuse tutti i procedimenti giudiziari in quella giurisdizione e lasciando ai tribunali italiani il destino dell’eventuale processo ai due marò. Il procuratore romano Michele Prestipino e il sostituto Erminio Amelio hanno chiesto al gip di fare cadere tutte le accuse nei confronti dei due fucilieri di Marina perché le prove raccolte sono insufficienti a sostenere un processo completo.

MARÒ, LE MOTIVAZIONI DEL PM: “PROVE INSUFFICIENTI”

Ricordiamo che i due militari, impegnati in una missione antipirateria a bordo della nave commerciale italiana Enrica Lexie, nel febbraio 2012 videro avvicinarsi il peschereccio Saint Antony; temendo un attacco di pirati, spararono alcuni colpi di avvertimento in acqua, ma morirono purtroppo due pescatori, Ajeesh Pink e Valentine Jelastine, rimase ferito invece l’armatore del peschereccio, Freddy Bosco. Dopo un lungo contenzioso giudiziario, lo scorso luglio 2020 il tribunale internazionale dell’Aja – che già aveva riconosciuto “l’immunità funzionale” ai fucilieri – aveva decretato che la giurisdizione sul caso spettava all’Italia, disponendo il risarcimento alle famiglie delle vittime. Secondo quanto specificato dal pm nella richiesta oggi emersa sulle principali agenzie di stampa, i due marò Latorre e Girone hanno agito «rispettando le regole di ingaggio e convinti di essere sotto attacco di pirati». Tra gli elementi portati a corredo della richiesta di archiviazione, anche la non utilizzabilità degli accertamenti svolti all’epoca dei fatti in India come l’autopsia o gli esami. Inutilizzabili e quindi «non ripetibili» per provare se effettivamente vi fosse del dolo nell’azione dei due fucilieri italiani: per i magistrati italiani è dunque un gap probatorio molto imponente per poter appianare davvero la ricostruzione dei fatti. Idem per le regole d’ingaggio: è stato infatti appurato dagli accertamenti tecnici fatti in India come i due marò hanno avvistato il barchino a circa 100 metri dalla loro nave Enrica Lexie, hanno prima mostrato le armi avvisando e poi sparato in acqua. «Ora voglio stringervi tutti e non solo virtualmente, ma fisicamente, perché non ho dimenticato quanto vi siete spesi per noi», ha scritto su Facebook il fuciliere Latorre, con la moglie che commenta sempre sui social «La fine di un incubo durato dieci anni, emozione, commozione, felicità. Era ora».