All’indomani dell’uscita dell’articolo del Fatto Quotidiano riguardo i contenuti di una nota della procura di Milano sui rapporti tra il boss della Barona Nazzareno Calajò e i due rapper Guè Pequeno e Marracash, quest’ultimo ha replicato con una storia su Instagram. Il giornale ha precisato di aver contattato lo staff dei due cantanti prima di pubblicare l’articolo, ma nessuno dei due ha voluto rilasciare un commento. Lo ha fatto ieri Marracash definendo l’articolo «grottesco» e «diffamatorio», aggiungendo di voler «agire legalmente contro ogni tipo di diffamazione». Il Fatto Quotidiano ha ribadito che l’articolo si basa sulla nota agli atti della procura di Milano dal titolo “I legami (di Calajò, ndr) con i cantanti rapper e la ricerca della legittimazione e del consenso sociale“.
Marracash comunque ha replicato: «Non ho mai inneggiato alla liberazione di criminali, mai detto Free Naza dal palco, ho salutato una persona che conosco come uomo». Davide Milosa sulle colonne del Fatto ha assicurato: «E infatti non lo abbiamo scritto. Abbiamo rilevato, seguendo la nota della Procura, che lo ha salutato dal palco nel settembre 2022, quando Calajò si trovava ai domiciliari». Marracash ha proseguito: «Non sono mai stato costretto a indossare nessuna maglietta e infatti non l’ho indossata l’articolo sostiene il contrario ma non pubblica la foto perché non esiste. Non è affatto una ostentazione di ricchezza e violenza ma l’esatto opposto, nel video compaiono diversi pregiudicati e lo scopo è promuovere l’unità e fratellanza». Il rapper ha poi concluso: «Non è la prima volta che parlo di questi fatti e di queste persone anzi lo faccio da venti anni nelle canzoni e nelle interviste». (agg. di Silvana Palazzo)
MARRACASH, GUE’ PEQUENO E I PRESUNTI “INCHINI” AL BOSS NAZZARENO CALAJÒ
Guè Pequeno e Marracash al servizio del boss Nazzareno Calajò detto “Nazza”? Il Fatto Quotidiano parla di testi e magliette a favore del ras della Barona arrestato per droga, citando una nota conclusiva della polizia penitenziaria allegata all’inchiesta dei pm Francesco De Tommasi e Gianluca Prisco. Precisa anche che Fabio Bartolo Rizzo e Cosimo Fini, in arte rispettivamente Marracash e Guè Pequeno, non sono né indagati né coinvolti nella vicenda. I loro staff non hanno finora voluto rilasciare commenti in merito all’articolo del Fatto, che fa un passo indietro fino al 10 luglio scorso per il concerto all’Ippodromo di San Siro di Guè Pequeno. A tarda sera salutò il boss urlando: “Nazza libero. Free Nazza! Una mano su!”. Calajò era in carcere: era stato arrestato ad aprile con altri membri della banda della Barona con l’accusa di traffico di droga.
Ancor prima, il 21 settembre 2022, quando Nazza Calajò era ai domiciliari, sul palco del Forum di Assago fu Marracash a salutarlo. La penitenziaria a tal proposito riporta: “Nel ringraziare le persone presenti, il cantante rivolge un saluto particolare ad Alessandro Calajò (Kalash), all’amico Mattia Di Bella e all’immancabile Nazzareno Calajò”. Il primo è il figlio di Nazza, anche lui finito in carcere. “Ci tengo a ringraziare la gente del mio quartiere venuta a queste serate. Mattia (Mattia Di Bella, altro cantante, in arte Young Rame), Kalash (Alessandro Calaiò), Momo e soprattutto il grande zio Nazza. Un abbraccio!”, aveva detto Marracash. Al concerto era presente Luca Calajò, uno dei capi della banda.
ESPONENTI DELLA FAMIGLIA CRIMINALE NEI VIDEO
La polizia penitenziaria, come riportato dal Fatto Quotidiano, annota anche che “è noto che la famiglia Calajò domini il quartiere Barona e il suo predominio lo ha ottenuto anche grazie al consenso di parte della popolazione residente, alimentato mediante numerose comparse dei principali esponenti della famiglia criminale nei videoclip di famosi cantanti rapper come Guè Pequeno, Marracash e Young Rame il cui tema principale è l’ostentazione del lusso, del denaro facile e l’esaltazione della violenza”. Per la procura di Milano, il successo dei rapper è utile per Calajò, in quanto non solo rappresenta il suo carisma, ma è anche “una perfetta cassa di risonanza per la sua professata innocenza”.
Infatti, in un’intercettazione si sente Nazza mentre dice: “Altro che non servono a un cazzo i cantanti, i cantanti servono!”. A Nazza risultano dedicate alcune canzoni. Lo sostiene lo stesso boss in carcere: “Adesso m’hanno fatto una canzone per me Marra, Guè e lui (Young Rame). Compongono le canzoni per me! Hai capito?! Guè pure mi ha fatto una canzone”. La procura di Milano segnala anche il video della canzone Love di Marracash e Guè Pequeno, perché in un fotogramma sono presenti Alessandro e Nazzareno Calajò insieme a Marracash e Young Rame.
“LE CANZONI RICHIESTE DAL BOSS CALAJÒ”
Young Rame, anche lui non indagato, è scritto diverse canzoni su Calajò, come l’Anziano e Fine pena mai. Per la penitenziaria sono brani “su espressa richiesta di Calajò, che non si esclude possa essere stato lui stesso a comporne i testi, con cui Nazzareno intende catalizzare l’attenzione sulla sua vicenda, sulla reclamata innocenza rispetto alle accuse mosse dalla Procura”. Ma per la procura di Milano la “massima espressione della solidarietà dei cantanti alla famiglia di Calajò è la produzione di magliette con l’effigie ‘Nazza Libero’, ‘Verità per Nazza’ indossate dai cantanti nei loro videomessaggi sui social”.
Stando a quanto riportato dal Fatto Quotidiano, all’inizio Marracash non voleva indossarla, ritenendolo forse un gesto estremo per la sua immagine. Allora Nazza, non avendola presa bene, gli diede del “traditore e dell’infame”. La procura osserva che alla fine Marracash la indossò. I cantanti contano, e non poco per Nazza, infatti da un’intercettazione è emerso che uno girerebbe il 10% dei suoi incassi alla banda. “Un sostegno economico che servirà al gruppo criminale per affrontare, senza particolari affanni, le spese relative alla detenzione in atto”, le parole riportate dal Fatto.