Con la crisi di Governo alle porte, sono diversi i retroscena che si affacciano sullo scenario complicato e intricato di queste ore al Quirinale: se non va in porto il “rimpasto” dell’attuale maggioranza (di fatto un Conte-ter, qui tutte le possibili novità) le alternative a Mattarella restano sostanzialmente due. O si va al voto – strada considerata irta da praticamente tutte le forze politiche, esclusa Giorgia Meloni – oppure l’uscita di scena di Giuseppe Conte a Palazzo Chigi aprirebbe le porte a tre figure su tutti al momento nel “toto-nomi” chiacchierato su quotidiani e agenzie. Marta Cartabia, ex presidente della Corte Costituzionale; Paola Severino, giurista ed ex Ministra del Governo Monti; Mario Draghi, ex Bce e uomo visto di buon occhio da Renzi e dall’intero Centrodestra per rilanciare il Paese con il Recovery Plan diametralmente opposto alle bozze del Governo Conte-2.
In attesa di capire cosa deciderà Italia Viva nei prossimi giorni (se rimpasto o sfiducia dei giallorossi), il Quirinale prepara le “carte” da giocarsi per evitare di far crollare il Paese, nel pieno di una pandemia e campagna vaccinale, anche in una crisi politica senza fine. In questo scenario, la presidente emerita della Corte costituzionale Cartabia diventerebbe presidente del Consiglio – prima donna nella storia della Repubblica – di un esecutivo ‘istituzionale’: questa sarebbe la “preferenza” al momento del Colle da quanto ricostruito nei retroscena di queste ultime ore.
LE “MOSSE” DEL COLLE
Nel totonomi a Palazzo Chigi oltre alla Cartabia si profila anche la possibilità di Severino di ritorno in politica dopo la precedente esperienza del Governo Monti (all’epoca era Ministra della Giustizia, ndr): «Una donna premier con una maggioranza simile a quella di oggi», riportano retroscena di palazzo sul Riformista. Alternativa alle scelte “femminili” dopo Conte potrebbe emergere anche l’economista Fabio Panetta, membro italiano nella Bce: a quel punto però, se la scelta di Mattarella insieme a Pd-Renzi si dirigesse verso un forte ruolo economico, è evidente che il nome di Mario Draghi ritornerebbe in auge dopo che lui stesso avrebbe dato il consenso, a patto di avere mani libere sulla presentazione del Recovery Plan. Secondo le indiscrezioni raccolte da Repubblica in giornata, solo nel momento in cui Conte si presentasse da dimissionari al Colle allora entrerebbe in scena il Presidente Mattarella: «e a quel punto sarebbe possibile un reincarico, con un giro rapido di consultazioni, ma a patto che Conte non sia stato già sfiduciato in Parlamento e che sappia dimostrare, numeri alla mano, di avere a disposizione un’altra maggioranza».