Marta Collot, portavoce nazionale di Potere al Popolo, nonché ex candidata presso il Comune di Bologna e la Regione Emilia Romagna, ha manifestato esternando il proprio disappunto nei confronti del proscioglimento dell’uomo che l’aveva violentata nel 2018. «Ero io la donna stuprata tre anni fa – la lettera letta ad alta voce da Marta Collot, come si legge su diversi quotidiani nazionali, a cominciare dal Corriere della Sera – e sono io a essere stata stalkerata. Sono io ad aver dovuto cambiare casa e abitudini. Oggi voglio prendere parola in prima persona». E’ la prima volta che racconta la violenza subita quattro anni fa, dentro ad un parco di via Parri, e la decisione è giunta a ridosso di un giorno speciale come la giornata internazionale della donna 2022.



«Chi si deve vergognare e nascondere – ha proseguito Marta Collot – è chi fa la scelta di usare la propria posizione di potere per opprimere un altro essere umano. Faccio un invito a tutte le donne e a tutti quelli che subiscono la sopraffazione: uniamoci, organizziamoci perché insieme siamo una potenza». La 28enne ha esternato la propria rabbia dinanzi al tribunale di via d’Azeglio, ricordando quanto accaduto il 2 dicembre del 2018, quando aveva appena 25 anni, e quando stava tornando a casa a piedi dopo una serata in discoteca. Orianderson Venturi, ragazzo bolognese 33enne di origini brasiliane, le si avvicinò e dopo un tentativo di baciarla la minacciò con un coltello. «nessuna condanna cancellerà quello che è successo – le parole dell’esponente politica – ma possiamo dimostrare che subire una violenza o un’ingiustizia non ci annienta».



MARTA COLLOT, PROTESTA DAVANTI AL TRIBUNALE: LO STALKER E IL “PASTICCIO” BUROCRATICO

E ancora: «La sentenza di condanna al massimo della pena, nonostante la richiesta del pm fosse inferiore è arrivata dopo mobilitazioni nel quartiere, presidi, dopo che grazie al mio avvocato siamo riuscite a portare la voce della vittima dentro alle aule del tribunale, in cui ho potuto dire in faccia al mio stupratore ciò che penso: che ha approfittato del suo vantaggio fisico ma che non mi sono mai piegata».

Ma Marta Collot ha protestato per un altro fatto spiacevole accadutole, quello subito da un presunto aguzzino, uno stalker 50enne con due pesanti condanne passate in giudicato, di cui lei ha denunciato i comportamenti persecutori dopo la sentenza di non luogo a procedere. Collot parla di «abissale distanza tra gli inviti alle donne a denunciare e la realtà contro cui devono scontrarsi. Davvero dobbiamo aspettare che una donna venga ammazzata per dare valore alle molestie?». Quindi conclude: «Siamo molto di più del ruolo inoffensivo di vittime in cui ci vogliono rinchiudere».