Marte continua a regalare sorprese, confermando che sono ancora tantissime le cose che non sappiamo. A rivelarne qualcuno è la sonda Insight della Nasa. Dai dati relativi ai terremoti registrati negli ultimi anni, circa 1.500, è stato possibile ricostruire la struttura interna del Pianeta Rosso. Così è emerso che a 150 chilometri circa sotto la crosta di Marte c’è uno strato importante di magma vulcanico incandescente e soprattutto radioattivo. Il nucleo vero e proprio è, dunque, più piccolo di quanto si pensasse inizialmente. A fare la scoperta è un gruppo di scienziati del Politecnico di Zurigo, in particolare il team guidato dal geofisico Amir Khan, che ne ha parlato sulla rivista Nature.



Finora si pensava che Marte avesse una struttura simile alla Terra, a strati e con un nucleo formatosi in modo simile. Un ragionamento legato anche al fatto che il meccanismo dei pianeti solidi del nostro sistema solare è simile, almeno a grandi linee. Come evidenziato dal Sole 24 Ore, il modello applicato a Marte però non ha funzionato bene, infatti emergeva che avrebbe dovuto avere un nucleo interno molto più grande. Ma comunque partire da quel che si sa e modificarlo successivamente è un meccanismo scientifico tipico, utile anche stavolta, sebbene si possa parlare di colpo di fortuna, visto che la soluzione è arrivata dal cielo. Infatti, i dati per sviluppare la visione più precisa dell’interno di Marte sono stati ottenuti dalla sonda arrivata su Marte nel novembre 2018 e rimasta in attività fino al dicembre scorso.



LA SVOLTA GRAZIE A METEORITE CHE HA COLPITO MARTE

La sonda Insight della Nasa è una stazione di rilevamento geofisico che ha misurato eventi e terremoti per ottenere un’indicazione precisa su come Marte sia fatto al suo interno, oltre a caratterizzare altri parametri fondamentali, come temperatura (superficiale e nel sottosuolo) e vento. Infatti, Marte ha una atmosfera tenue, molto più leggera e rarefatta della Terra, quindi i venti soffiano anche in tempeste di pochi chilometri all’ora. Nulla di paragonabile con la nostra bora, ma comunque sufficiente per sollevare tempeste di sabbia. Proprio per questo la sonda ha conosciuto la sua fine: la sabbia che si è depositata sui pannelli solari ne ha impedito la ricarica delle batterie. Il problema è che tanti terremoti registrati erano locali e deboli, quindi non consentivano di andare oltre.



Gli scienziati speravano di registrare qualcosa di importante. Ma una meteorite ha colpito Marte in un punto lontano da Insight, risuonando in tutto il pianeta. Questa è stata la chiave definitiva per la svolta: il nucleo di Marte è di dimensioni come ce le aspettavamo, ma sopra il nucleo pesante e metallico c’è uno strato di materiale lavico, incandescente, e pure radioattivo, cosa che non abbiamo sulla Terra. Andrebbe chiarito come faceva Marte a generare in passato un campo magnetico di una certa importanza.