L’idea di colonizzare e rendere abitabile il pianeta Marte da decenni fa parte dell’immaginario collettivo, protagonista di numerosi film e serie tv e recentemente rilanciata anche da Elon Musk che si dice pronto a raggiungere il pianeta rosso nell’arco di alcuni decenni con dei veri e propri voli ‘turistici’; ma di fatto per ora sembra che si tratti di poco più di una fantasia che – inevitabilmente – cozza con la realtà inospitale del lontano pianeta. Questo (almeno) fino ad ora perché un recente studio condotto in Cina e pubblicato sulla rivista Cell potrebbe aprire le porte alla colonizzazione di Marte, sfruttando un particolare muschio – scientificamente chiamato ‘Syntrichia caninervis‘ – che cresce in alcuni degli ambienti più inospitali della nostra Terra e si è dimostrato in grado di resistere facilmente anche alle condizioni ambientali del pianeta rosso.



Prima di arrivare al muschio e alle sua particolari ‘doti’ vale la pena fare un passetto indietro per recuperare tutte le varie conoscere (e soprattutto le difficoltà ambientali) che decine di missioni spaziali sono riuscite a raccogliere e studiare; partendo ovviamente dal fatto che su Marte l’ossigeno naturalmente prodotto – e fondamentale per la vita – è quasi del tutto assente. Una condizione che si accompagna anche alla enorme presenza di anidride carbonica in atmosfera, alle temperature che possono arrivare anche a -80 gradi e – non da meno – alla presenza di radiazioni ultraviolette con l’esito comune che la vita è del tutto impossibile; almeno, fino ad ora e senza il muschio terrestre.



Lo studio sul muschio desertico: perché e come potrebbe aiutare a colonizzare Marte

Ma quali sono questi miracolosi benefici del muschio desertico, e perché potrebbero essere fondamentali per la vita su Marte? Per trovare la risposta dobbiamo tornare un pochino indietro allo studio condotto dai ricercatori cinesi che hanno creato in laboratorio una simulazione delle condizioni del pianeta rosso per testare la resistenza di Syntrichia caninervis; partendo da ciò che già si sapeva sul suo conto: ovvero che ha delle capacità di recupero eccezionali anche a fronte di una netta disidratazione che – come abbiamo visto prima – è una condizione fondamentale su Marte.



Dallo studio si è scoperto che il muschio può tranquillamente resistere alla perdita del 98% del suo contenuti idrico, recuperando nell’arco di poche ore le sua normali attività fotosintetiche dopo l’irrigazione; mentre (grazie alle sua foglie sovrapposte e con la punta bianca) sembra essere anche in grado di sopportare le radiazioni ultraviolette e le estreme temperature di Marte. Ma cosa significa tutto questo? Che in un’ipotetica futura missione umana sul pianeta, grazie al supporto di Syntrichia caninervis gli astronauti potrebbero riuscire a produrre ossigeno direttamente dalla brulla ed inospitale terra marziana, dando il via alla rigenerazione del suolo e aprendo – in un futuro per ora lontanissimo – alla possibilità di piantare e far crescere altre piante.