Sono stati investiti 800 miliardi di dollari, ma l’agricoltura soffre. Impietosa l’analisi di Martien van Nieuwkoop, direttore globale per l’Agriculture and Food della World Bank. Intervistato da Repubblica, l’esperto ha spiegato che “se non ci fossero gli effetti del riscaldamento globale, i raccolti agricoli, in media mondiale, sarebbero del 22% superiori quest’anno”.
Ma le cattive notizie non sono finite, ha aggiunto van Nieuwkoop: “Il riscaldamento globale è come una macchina che stiamo inseguendo: il guaio è che va talmente veloce che non riusciamo a raggiungerla, e più acceleriamo più quella va più forte. La parola chiave è adaptation gap: noi dobbiamo ridurre la differenza fra la velocità con cui il riscaldamento cresce e quella con cui noi modifichiamo i nostri comportamenti per contenerne gli effetti”.
L’analisi di van Nieuwkoop
Sono due le possibili soluzioni secondo van Nieuwkoop. La prima riguarda l’innovazione, con i Paesi chiamati ad investire in ricerca e innovazione almeno l’1 per cento del Pil agricolo. La seconda invece è più complessa: ” Vede, un iPhone in Italia è identico a un iPhone venduto in America. Non è così in agricoltura. Non esiste un silver bullet, una risposta valida per tutti. Ogni innovazione va adattata alla specifica situazione di un certa area, considerando le tantissime variabili che influenzano la produzione, la produttività, il clima, le peculiarità di quella zona”. L’esperto si è poi soffermato sul ritiro da parte russa dalla Black Sea Grain Initiative: van Nieuwkoop ha sottolineato che si tratta di una vergogna. “Ora Paesi pesantemente dipendenti dall’import devono confrontarsi con prezzi crescenti. Eppure, paradossalmente, solo il 26% del mercato del grano è rappresentato dagli scambi internazionali perché molte Nazioni sono autosufficienti”, le sue parole: “Ora è assolutamente necessario far sì che i più poveri possano continuare ad avere accesso al cibo mediante programmi finalizzati, anche se riconosco che non sono provvedimenti semplici da attuare”.