Tu si que vales, Martin Castrogiovanni rivela la diagnosi del tumore: la clamorosa smentita
Nelle ore in cui si registra in TV, su Canale 5, la messa in onda della finale di Tu si que vales datata 19 novembre 2022, Martin Castrogiovanni é al centro dell’attenzione mediatica per una rivelazione choc. Il timoniere dello show del sabato sera, in un’intervista concessa a mezzo stampa, rilascia tra le altre dichiarazioni la clamorosa smentita del tumore maligno diagnosticatogli da parte di personale medico britannico, giunta nel suo caso in seguito all’esito di un intervento chirurgico richiesto come estrema urgenza al momento della diagnosi.
Nel 2015 i medici inglesi gli diagnosticavano un tumore maligno dandogli 6 mesi di vita, eppure 30 giorni dopo la funesta diagnosi lui era in campo a giocare, da professionista nel rugby. «Tantissimo amore per lo sport- ricorda Martin Castrogiovanni del retroscena sulla battaglia personale che lo vede contrapporsi ad una diagnosi sbagliata-, molta fortuna e un’infinità di amici intorno a me. Dopo la diagnosi inglese, sono corso alla clinica Humanitas a Milano e nuovi ed approfonditi esami hanno migliorato il verdetto iniziale: il tumore c’era, ma benigno”. Insomma, gli accertamenti di approfondimento volti a scoprire la reale natura del tumore del conduttore di Tu si que vales hanno smentito categoricamente la diagnosi iniziale di un tumore maligno, secondo quanto ripreso da Libero, che ha intervistato il volto tv ed ex sportivo: “Un neurinoma al plesso lombare. Ho chiesto ai medici di operare subito, sapevo che dovevo lottare e non ho smesso un minuto di farlo. Mi hanno operato il 21 ottobre, il giorno del mio compleanno, in sala operatoria mi aspettavano una ventina di amici e una torta gigantesca. Il sorriso ha cancellato ogni paura».
Martin Castrogiovanni fa luce sul ritiro dal rugby
Nel 2016, quindi, un anno dopo la funesta diagnosi, si ritirava dallo sport su cui aveva investito tempo, energie e risorge in genere, a dimostrazione del fatto che nella vita nulla dura per sempre, neanche una grande passione come lo era la sua per il rugby: “Troppi infortuni, il mio corpo mi stava dicendo basta. Ho più cicatrici che tatuaggi sulla pelle. E poi il rugby non era più quello dei miei inizi, faticavo a stare dietro alla mentalità delle nuove generazioni – fa sapere il timoniere di Tu si que vales -. Io negli spogliatoi dopo una brutta sconfitta ero incavolato nero, loro postavano foto su Instagram o ascoltavano musica nelle cuffie. Non è facile farsi da parte, accettare che quel giorno arrivi. È come dire addio all’amore della tua vita. Non sei preparato”. E ancora, poi, rimarca sul coraggio di prendere una decisione necessaria, come quella di liberarsi di una cosa che non ci rappresenti piú: “Ti insegnano a vivere il grande sogno ma non a liberartene, quando è il momento. C’è chi ci riesce, chi ci soffre a dismisura e chi trascorre il resto della vita imprigionato nel personaggio che è stato».