MARTIN CASTROGIOVANNI: UNA SPINTA GLI HA CAMBIATO LA VITA
Ancora oggi Martin Castrogiovanni nega che sia stato un pugno: “l’ho solo spinto” dice, ripetendolo all’inizio di una lunga intervista concessa al Corriere della Sera. Sia come sia, quel gesto gli ha cambiato la vita: la mamma voleva che Martin giocasse a basket, lui invece simpatizzava fortemente per il rugby che in casa era sport tabù. Vinse lui, in una maniera poco ortodossa: durante una partita di basket, per l’appunto, spinse l’arbitro – o gli tirò un pugno: cambia poco ai fini della storia – e fu squalificato.
A pallacanestro non giocò più, iniziò invece la carriera nel rugby: una fortuna per noi e non solo, perché Martin Castrogiovanni per anni è stato uno straordinario pilone della nostra nazionale e ha fatto innamorare tanti ragazzi che, anche grazie al suo profilo di “bruto bonario” (ci perdonerà se lo definiamo in questo modo) si sono approcciati a uno sport che ancora oggi fatica a prendere piede a livello di risultati (basti guardare l’ultimo Sei Nazioni, purtroppo) ma sicuramente ha parecchio più seguito rispetto a qualche anno fa.
LA FINE DELLA CARRIERA DI CASTROGIOVANNI
È difficile addentrarsi nei meandri dell’intervista a Castrogiovanni, che ha toccato davvero parecchi temi; tra i più importanti, oltre a un accenno sulla mancata convocazione ai Mondiali di Sergio Parisse che ha così deciso di smettere (“sarebbe stata una bella scelta di marketing, si sarebbe parlato dell’unico italiano a giocare sei Mondiali”), sicuramente il modo in cui lo stesso Martin ha appeso scarpe e maglia al chiodo, intraprendendo una vita che lo ha anche portato nel mondo dello spettacolo – dove, lo dice lui stesso ma possiamo confermarlo anche noi, si è trovato benissimo.
Risale tutto al 2016: dopo aver vinto la Premier con tanto di titolo di MVP del torneo, Castrogiovanni aveva particolarmente sentito la competizione con il giovane Dan Cole, più giovane di lui, che di fatto gli aveva soffiato il posto, a Castrogiovanni tutti volevano bene, lui però aveva fatto un’altra scelta andando a giocare in Francia, prima a Tolone e poi al Racing Parigi. Qui arriva il 2016, e il fattaccio: Martin è infortunato, si è fatto male ai Mondiali. C’è la festa di Zlatan Ibrahimovic, che compie gli anni: “Avrei potuto chiedere il permesso di andare, ma ero convinto che mi avrebbero detto di no”.
COSA FA OGGI CASTROGIOVANNI
Così, ecco l’idea: fingere una visita alla nonna in Argentina e partecipare al compleanno dello svedese. Come finisce? Che Castrogiovanni viene scoperto. “Il club mise di mezzo gli avvocati perché i francesi sono fatti così”. Il retroscena ce lo dice oggi lo stesso Martin: forse, è una sua supposizione ma forte, il Racing pensava di trovarsi di fronte un altro giocatore e invece quel Castrogiovanni, che aveva firmato un contratto importante, non era più quel pilone che faceva la differenza. In parole povere, “me lo hanno fatto pagare”. Anche così, lui avrebbe voluto porre rimedio: niente da fare, e così è arrivato l’addio al rugby.
Oggi, Martin Castrogiovanni dirige una Academy di rugby cui partecipano 500 bambini: lui dice di trovarsi benissimo, di essere molto contento di trasmettere i valori dello sport a questi ragazzini e che davvero è quello che oggi gli dà grande soddisfazione, anche se naturalmente “non tutti diventeranno giocatori di rugby”. Tanto che il pensiero di fare l’allenatore, per quanto rispetti la categoria, non lo ha mai sfiorato: non fa per Martin Castrogiovanni, che è invece convinto che “sia meglio lavorare con i bambini che andare a vincere una coppa”.