Martin Kulldorff, epidemiologo e biostatistico svedese nonché professore (ora in aspettativa) all’Università di Harvard, è tornato a parlare della pandemia di Covid-19 e degli errori commessi dai diversi Governi del mondo nella sua gestione. “Per me è stato stupefacente venire censurato per aver detto delle semplici verità scientifiche, come il fatto che l’immunità acquisita con l’infezione è più forte di quella da vaccinazione”.



L’esperto infatti è stato cacciato dai Centri statunitensi per il controllo e la prevenzione delle malattie (Cdc) a causa della sua posizione sui vaccini e, in particolare, su quelli prodotti da Johnson&Johnson. Ma non solo. Anche social network come l’allora Twitter, Facebook e LinkedIn hanno limitato la visibilità dei suoi post. “Il pubblico dovrebbe avere il diritto di sentire più pareri, in questo caso di scienziati che avevano e hanno visioni diverse sul Covid, altrimenti mancano delle conoscenze necessarie per poter decidere sulla propria salute”, ha sottolineato. Ciò, a suo parere, non è accaduto.



Martin Kulldorff: “Sul Covid sono stato censurato”. La denuncia

Al di là dei vaccini contro il Covid-19, l’epidemiologo Martin Kulldorff aveva un parere contrario anche nei confronti del lockdown, imposto da diversi Paesi tra cui anche l’Italia. “All’inizio del 2020 ho guardato i dati di mortalità della Cina: riguardavano molte persone anziane, poche di mezza età e nessun giovane o bambino. Di qui l’evidente necessità di tenere le scuole aperte, per evitare i danni collaterali causati dalla loro chiusura. Serviva proteggere meglio la popolazione più anziana senza fare lockdown generalizzati, che hanno provocato l’insorgere di tumori, malattie cardiovascolari, diabete e problemi mentali”.



Il comportamento della Svezia, in tal senso, è stato vincente. “Dei quasi due milioni di bambini nella fascia 1-15 anni nessuno è morto di Covid, mentre gli insegnanti non sono stati più colpiti di altre categorie. È risultato il Paese con la minore mortalità in eccesso, a riprova che non chiudere era l’approccio giusto. Ora c’è più consapevolezza che i lockdown sono stati un disastro, ma per gli scienziati è ancora psicologicamente difficile ammettere l’errore”, ha concluso.